Seconda e ultima parte
di questo episodio tanto atteso. La redazione ringrazia ancora tutti i
calorosissimi sostenitori, tra i quali San Flaviano, che ci ha contattato personalmente
garantendoci un posto in paradiso. Nel frattempo colori, profumi, musica, canti
e abusi di allucinogeni!
Puntata 4/2. “Un’insolita allegria”
Come tante altre sere, mise la borsa in macchina, tenendo
qualcosa in tasca, e iniziò il giro. Andò dai primi acquirenti di fiducia che
pagavano al momento. In contanti.
Passò agli altri, quei porci che a volte erano tanto fatti
che si picchiavano tra loro per chi doveva tirar fuori i soldi, gli stessi che spesso trovava collassati in una pozza di sangue e
vomito. Non pagavano quasi mai regolari, quindi lui doveva attrezzarsi di
conseguenza: gli dava la merda tagliata
male,e se poi non pagavano, lui pagava qualcun altro per fargli cambiare idea
con le “buone” maniere.
Fermò la macchina. Quel bar era fuori mercato, quindi niente
di sospettoso: sarebbe sceso lo per farsi un paio di whisky, come aperitivo, e
poi avrebbe continuato il giro.
Dopo un paio d’ore era aggrappato al bancone a intonare con
un tizio una vecchia canzone. Lo sconosciuto a un certo punto si addormentò su
un divanetto del bar. La stanza girava, girava tutto. Un tavolo rumoroso di
giovani cantava e beveva e lui non capiva nulla. L’allucinogeno preso qualche
ora prima dava i primi segni, la luce
era… più luminosa e i rumori…più rumorosi. E quello stronzo del barista lo
guardava in modo strano. Gli sembrava che i ragazzi al tavolo fossero
lontanissimi…e vicinissimi. Due ragazze si avvicinarono. O così gli sembrava.
Mentre porgeva la mano gigante e fosforescente alle due ragazze..
…
Lo sconosciuto porse loro la mano. Era visibilmente brillo,
ma sembrava innocuo: era mingherlino e aveva l’aria malaticcia. Nonostante ciò
lo notarono subito. Era vestito in modo elegante ma sbattuto, vagamente bohémien.
Bevvero insieme, lo sconosciuto stappò una bottiglia di vino e gli offrì due
bicchieri. Con gli occhi spiritati, ma di questo non se ne accorsero a causa
degli occhiali che indossava, offrì e rioffrì da bere, finchè le due ragazze
non si accorsero nemmeno più di quello che stavano bevendo. E Intorno a loro il trambusto stava crescendo.
…
La stanza luccicava, girava, le pareti erano oblunghe. Lo
sconosciuto sembrava uscito da un quadro di Munch. Era pallido come la morte, ora altissimo, ora minuscolo. Vide lampadari
dondolare e quadri oscillare, l’amica che un momento prima era accanto a lei,
ora era ad una distanza infinita… ma poteva raggiungere l’infinito con il
lunghissimo braccio che aveva.
E poi gatti, gatti di ogni colore, piccoli e grandi, a
strisce, sulle sedie, sui tavoli, appesi al soffitto. La stanza girava, e
girava, e girava…la carta da parati era sfumata, non capiva più quando
iniziavano le pareti e quando il pavimento.
Le voci erano echi lontani, provenienti da valli nascoste
alla vista, il tintinnio dei bicchieri risuonava come le campane a mezzogiorno,
e il miagolio dei gatti era sempre più insistente, sempre più spaventoso, e
rimbombava nella sua testa. Un enorme gatto la rincorreva, ma lei era al
rallentatore, lui alla velocità della luce, ed era sempre più grande e sempre
più mostruoso, sempre più terrificante, e si sentiva le lacrime scorrere, e il
freddo gelido salirle per la schiena. Qualcuno urlò, ma l’urlo diventò una
canzone, molti erano in piedi sulle sedie, lo sconosciuto era pieno di sangue,
gli occhiali rotti in viso, le luci da rosse diventavano blu, da blu a verdi,
poi di nuovo rosse e persino l’odore di alcol e fumo sembrava avesse una forma
e la cambiasse in continuazione.
12 ore dopo era a un paio di chilometri da lì, sdraiata sul
sedile di un’auto polverosa, e non era
sola. Un gatto dormiva sul sedile accanto. Riuscì appena a realizzarlo nella
sua mente che svenne di nuovo.
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