venerdì 18 ottobre 2013

Brevi racconti privi di senso

I residui del nostro amato santissimo patrono ci hanno permesso di partorire questo nuovo episodio del racconto senza senso. La lunghezza dell’episodio è proporzionata  alla quantità di alcolici ingeriti, pertanto la redazione ha deciso di dividere in due l’episodio. Oggi il primo, gran finale i prossimi giorni. Gatti, mescalina, sole, vento, vino e trallallà (cit).

Puntata 4/1. “Di qualcosa bisogna campare”
Erano passati diversi giorni, ma del gatto non c’era traccia. Aveva battuto in lungo e in largo il quartiere in cui abitava e anche quelli adiacenti, chiamandolo a gran voce, senza mai ottenere risposta. All’inizio non si era particolarmente preoccupata ma ritornando a casa la prese un velo di apprensione e, confidando che il gatto sarebbe tornato nel giro di qualche ora, si rituffò sui libri.
L’uomo di mezza età che aveva osservato la macabra scena della donna e del bambino accese il fornello e si mise a sbattere due uova nel tegame. Il mal di testa lo tormentava da giorni e si sentiva come le due uova, strapazzato. Gli occhi erano arrossati, le labbra secche e pallide, le borse sotto gli occhi gonfi. La foto impolverata di una donna lo scrutava sorridente dalla credenza nell’angolo della cucina. Chiuse le tende e mangiò tenendo sollevata la testa con una mano, contrastando il senso di nausea che gli opprimeva lo stomaco.
Poco dopo, nello scantinato, ricominciò il processo che aveva interrotto poche ore prima, reggendosi in piedi a stento. Era un mestiere ingrato, pensava l’uomo, ma di qualcosa bisogna pur vivere. Agguantò la pianta di peyote e si mise al lavoro, pensando al “giro” che avrebbe dovuto fare nei giorni successivi. E rimase a estrarre mescalina per quasi tutto il resto della notte. Era un mestiere ingrato, continuava a pensare, ma lo doveva fare.
Quantomeno per non trovarsi una pistola puntata alla tempia il giorno dopo.
Morto! Pensava. Morto! Sparito! Da 15 giorni! Lanciò via il cellulare che continuava a squillare e sprofondò il viso rigato di lacrime sotto il cuscino.


FINE PRIMA PARTE

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