venerdì 14 febbraio 2014

Il club degli emarginati (4)

Trascorro tutta la settimana pensando unicamente a ciò che è accaduto in via dei Salici piangenti riuscendo persino ad ignorare le occhiate pungenti di mia madre e perdendo addirittura l’appetito. Si, ok, l’appetito non lo perdo, ma mangio un pochino di meno. Penso a ciò che ha detto Ludovico. Non credo che sabotare un qualsiasi concorso di bellezza aiuterà gli altri a vederci in maniera differente, ma ogni volta che mi convinco a pensare “è una scemata, vai avanti con la tua vita e non pensarci più!” subito penso a cosa ho da perdere. Per la prima volta ho conosciuto delle persone che si sentono come me e che non mi hanno giudicata, se non contiamo Isaia, ma lui a quanto pare è un caso irrecuperabile. E così, senza quasi rendermene conto, ho preso la mia decisione.

L’ascensore è di nuovo rotto, ma questa volta mi sono ben dotata di salviettine umidificate con cui ad ogni piano mi rinfresco. Ci impiego il doppio della prima volta a salire, ma alla fine arrivo a destinazione. È Ludovico ad aprire questa volta e mi accoglie con un ampio sorriso. “Sono felice che tu sia tornata.”
E io sono felice di vedere che siamo tornati tutti.
È un po’ imbarazzante salutarsi, ma non posso che rallegrarmi nel vedere il sorriso sincero di Carolina.
“Sono contento che nessuno abbia mollato. Vuol dire che ci credete, come me.” esordisce Ludovico.
Osservo i volti degli altri. Le loro espressioni imbarazzate significano che non sono tornati tanto per il terribile piano, quanto piuttosto per vedere come si evolverà la situazione.
“A quando l’esecuzione della reginetta?” chiede Annina. Stavolta si è portata un lavoro a punto croce.
“Non ammazziamo nessuno! Sei sorda oltre che una pazza assassina?” Grida Isaia.
“Non mi meraviglia che gli ebrei siano stati perseguitati, sono così maleducati.”
Ludovico deve bloccare Isaia per impedirgli di strozzare Annina che dal canto suo se la ride sotto i baffi.
“Cosa proponi di fare quindi per sabotare il concorso?” Chiede Clodoveo. Strano che abbia deciso di tornare, ma forse le cose possono cambiare anche per lui.
Ludovico ci spiega il piano in pochi minuti. Parte di noi dovrebbe restare nascosta dietro le quinte, striscioni di protesta in mano, l’altra parte dovrebbe appostarsi in fondo al campo dove si terrà la manifestazione con fuochi d’artificio, pronti a creare confusione e panico al momento dell’incoronazione della miss.
“E questo sarebbe il grande piano che ci cambierebbe la vita?” chiede Clodoveo scettico.
Ludovico arrossisce. “Beh, sì.”
Momento di silenzio. So che ognuno di noi si sta ripetendo per la millesima volta “chi me l’ha fatto fare?” ma siamo tutti troppo soli o arrabbiati per mollare.
“Allora iniziamo i preparativi.” Dice Carolina con un’alzata di spalle.

Dividerci in gruppi è la cosa più difficile.
Dopo che Annina ha chiesto a Isaia se da grande anche lui vuole seguire le orme dei suoi simili e fare l’usuraio e Isaia l’ha quasi ribaltata dalla sedia si è deciso che i due avrebbero fatto parte di due gruppi diversi. Io propongo di realizzare il cartellone mentre Ludovico, quale mente del gruppo sovrintenderà le operazioni occupandosi delle parti più tecniche. Carolina si offre di aiutarmi e io ne sono ben felice, subito imitata da Isaia che vuole a tutti i costi sedurla, o perlomeno capire come il suo prorompente sex appeal non funzioni su di lei. Sorprendentemente, nonostante non sopporti Isaia, (chi lo sopporta del resto?) Clodoveo si unisce a noi, lasciando Annina e Woody ad occuparsi dei fuochi d’artificio.
“Siete sicuri di cavarvela?” chiede Ludovico dubbioso.
“Oh sì, ho un nipote che lavora in un negozio dove vendono petardi, non ci saranno problemi.” Lo tranquillizza Annina, anche se io temo che i petardi si rivelino essere bombe a mano.
“Spero solo di non diventare cieco psicosomatico.” Interviene Woody. “A Woody Allen è successo.”
“Io ti faccio diventare paralizzato. E non psicocosmatico o quello che è.” Lo minaccia Isaia, ma inutilmente visto che Woody è ritornato ad isolarsi nel suo mondo.
E così abbiamo una settimana intera per dedicarci ai preparativi.
Io, Carolina, Clodoveo e Isaia ci ritroviamo tutti i giorni, dopo il lavoro, a casa di Carolina. La mia è stata scartata perché con mia mamma in mezzo ai piedi è meglio evitare, Clodoveo non è ancora pronto ad aprirsi così tanto e Isaia ha qualcosa come una decina di fratellini piccoli, mentre Carolina vive da sola con la sua ragazza.
Isaia la tortura ogni singolo istante chiedendole di tutto e di più: se le piacciono i deodoranti da uomo, se è nera davvero o se si è tinta per sembrare più alternativa e altre domande ancora più stupide e imbarazzanti. Clodoveo si dimostra invece molto gentile con me, è un po’ distante perché non è abituato a stare con le persone, ma sta migliorando, arrivando addirittura a dirmi che sono simpatica. È qualcosa che non mi ha mai detto nessuno e mi riempie di gioia.
“Sembra che nonostante tutto tu abbia trovato qualcuno a cui piaci Lasimona.” Commenta Isaia, ma io lo ignoro. Non sono sicura di piacere a Clodoveo e non sono nemmeno sicura che a me lui piaccia, ma ora non voglio preoccuparmene.
Il cartellone sta venendo molto bene. Ho insistito per pitturarlo tutto di rosa e Carolina, che nel suo tempo libero dipinge, l’ha riempito di fiori meravigliosi, così sarà più carino. Clodoveo, che ama scrivere poesie, ha realizzato lo slogan in rima: “Non vogliamo più essere emarginati, ma vedere i nostri sogni coronati, non siamo cattivi, solo alternativi, non escludeteci ma cingeteci,  l’accettazione è la soluzione!”  e Isaia si è limitato a lamentarsi e dire che è una schifezza, ma non importa.

Sette giorni dopo il cartellone è pronto. E noi siamo pronti ad entrare in azione.

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