lunedì 17 febbraio 2014

Barbetta incolta e altri disagi

Sei indeciso se darti alla grande e immortale tragedia greca.
Perché tutto sommato, con piglio snob,
credi che le pièce teatrali contemporanee siano robetta post-commerciale di poco conto.

Soppesi attentamente alla Feltrinelli se leggerti un mattone sconosciuto sul ruolo della donna durante la Rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia o un Marx qualsiasi, giusto per rinvigorire la tua coscienza di classe ammorbata di McDonald’s. Coscienza utilizzabile al bisogno. Poi la riponi sullo scaffale a prendere polvere.

Trovi conforto in un giovane pseudo-intellettuale che passa in bicicletta con I fiori del Male di Baudelaire sotto braccio e gli occhiali di John Lennon sopra la barbetta incolta. Si, la cultura è salva.

E ora puoi continuare a passeggiare per le vie del centro
con l’andatura ciondolante da dandy del diciannovesimo secolo,
osservando sprezzante tutti quanti dietro i tuoi occhialetti scuri e la barbetta incolta.

Ti piace la barbetta incolta e ci tieni a farlo notare. Osservi con ammirazione le riviste di filosofia rinascimentale in una libreria sotterranea i cui unici avventori sono i topi. Infatti, hai chiamato il tuo cane Bruno e i tuoi libri sono sgranocchiati. Non dall'eccessivo utilizzo.

Annunci con nonchalance agli amici di aver speso più soldi nell’ultimo mese
 in libri di filosofia, religioni orientali, poesia e arte
di quanti tu ne abbia spesi per mangiare,
così da poter riempire lo scaffale da 19,99€ che hai comprato all’Ikea.


Solo poi potrai sederti in poltrona, compiacerti del tuo fascino di intellettuale,
vantandoti di possedere la cultura.
E senza sapere come finirai a parlare di cultura indiana
e del concetto di Ragione in Cartesio, e della colpa in Anselmo d’Aosta


e ti renderai conto che il mondo cambierà,

se cambierà,

con il tuo esempio e non con le tue vanagloriose, inutili opinioni.

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