“Vi chiederete come mai ho
deciso di mettere quell’annuncio." Esordisce Ludovico. "La risposta è molto semplice. Sono stufo.” Si
alza in piedi infervorato. “Sono stufo di essere considerato un incapace perché
non ho un lavoro e una casa, stufo di essere considerato un fallito, compatito
dai miei amici e rifiutato dai datori di lavoro. Stufo di essere emarginato.”
Ci guarda attentamente negli occhi. “E se voi siete qui significa che anche voi
non ne potete più.”
La porta di
ingresso si apre. Entra una coppia anziana. Lui con un paio di baffi bianchi e
l’aspetto burbero, lei piccolina e dall’aria mite e affettuosa. Appena ci
vedono lei sorride imbarazzata. “Oh, scusate, continuate pure.” Si avvicina a
Ludovico e gli stampa un bacio in fronte. Lui imbarazzatissimo la allontana con
la mano. “Mamma, ti prego.”
“Si si vado
via. Avete già fatto merenda?”
“Non facciamo
merenda mamma. Ti prego vai di là.”
E l’anziana
signora sorridendoci si ritira in cucina. Per tutto il tempo l’uomo è rimasto a
scrutarci dalla soglia con aria critica. Fissa lo sguardo su ognuno di noi poi
scuote la testa.
“Papà per
favore, stavo parlando.” Dice Ludovico con tono supplice.
Suo padre
scuote di nuovo la testa, borbotta qualcosa e va in cucina anche lui.
“E cosa
proponi di fare?” chiede Carolina. “Appunto perché siamo emarginati dubito che
verremo ascoltati.”
“Non tutti
siamo emarginati. C’è chi l’ha scelto.” Interviene Isaia fissando Clodoveo che
si inalbera subito. “Sono un emarginato tanto quanto voi! E tu allora? Sei un
bel ragazzo, non vedo che problemi dovresti avere anche se sei ebreo.”
“Sì, in
effetti sono piuttosto bello”, commenta Isaia ammiccando verso Carolina. Ma
quando la vede storcere il naso alzando gli occhi al cielo già si infuria. “senz’altro
sono più emarginato di te Sister act dei poveri!”
“Come mi hai
chiamato scusa?”
“Forse non
dovremmo stare qui a discutere su chi è più emarginato, ma collaborare.” Sono
stata io a parlare? Tutti si girano verso di me. Pare che sia davvero stata io.
“Nessuno ha
chiesto il tuo parere Lasilvia.”
Non provo
nemmeno a correggerlo.
“No,
Lasabrina ha ragione. Non vi ho chiesto di venire qui per litigare tra di noi.
Ma Carolina ha ragione. Nessuno ci ascolterebbe. Per questo dobbiamo obbligarli
a sentirci. Ho un piano.”
“Uccidere un
ministro?” Chiede Annina.
“Emm…no,
qualcosa che non comporti la morte di nessuno. Abbiamo bisogno di visibilità,
non del carcere a vita.” Osserva Ludovico.
“Sapete,
Woody Allen è di famiglia ebrea.”
L’intervento
di Woody ci lascia spiazzati.
“Sì, infatti
Woody Allen è mio padre.” Commenta Isaia.
“Davvero?”
“No!”
“Peccato.”
E Woody
risprofonda nel silenzio. Ma da quale manicomio è saltato fuori questo qui?
“Ecco il mio
piano.” Riprende Ludovico. “Qual è l’esatto opposto degli emarginati? Se siamo
esclusi è perché non rispondiamo a un modello, il prototipo della persona
perfetta. E chi è perfetto?”
Silenzio.
“Le
reginette di bellezza.”
Tutti
scoppiamo a ridere fino a quando non notiamo la faccia seria e contrariata di
Ludovico e capiamo che non sta scherzando.
“Perché
dovremmo prendercela con le reginette? Sono tutte delle oche e questo è
risaputo.” Dice Carolina.
“Pensateci
bene. Pensate a miss Italia. È bellissima, ha sempre un uomo innamorato di lei,
dopo aver vinto il concorso trova sempre un lavoro nel mondo dello spettacolo
dove viene anche ben retribuita, ha il supporto di una famiglia. È perfetta.”
“Se
consideri superfluo un cervello allora sì, è perfetta.” Insiste Carolina.
Ludovico
sbuffa. “Lascia stare il cervello. Dobbiamo abbattere un ideale, non la persona
in sé. L’ideale della ragazza bella e che ha successo. Mostrare che dietro a
quel mondo perfetto ci siamo anche noi, senza lavoro, grassi, omosessuali.
L’opposto di quel modello.”
“Chi vuole
dei biscotti?” La mamma di Ludovico entra in salotto reggendo un vassoio e
interrompendo il discorso infervorato del figlio.
“Mamma,
stiamo parlando di cose importanti!”
“Oh Chicco,
magari i tuoi amichetti vogliono mangiare qualcosa.”
Isaia
scoppia a ridere e noi tutti cerchiamo di trattenere un sorriso. La signora
posa i biscotti e ritorna in cucina. Ne assaggio uno. A dire il vero ne ho in
mano una manciata.
Gli altri mi
fissano sgranando gli occhi.
“Forse
dovresti andarci piano Lasamantha.” Mi dice Isaia.
Arrossisco e
ne metto giù un paio. Sono molto buoni.
“Cosa ne
dite del mio piano?” chiede Ludovico.
“Quindi
dovremmo uccidere miss Italia?” è sempre Annina che interviene.
“No Annina,
non ammazziamo nessuno. Solo sabotare un concorso di bellezza. Ce ne sarà uno
fra un mese in un paese qui vicino, un mio amico giornalista può procurarci gli
inviti. Dobbiamo solo decidere come sabotare la serata in modo da renderci
visibili.”
“Ma chi ci
noterà in un paesino sperduto qualunque?” vuole sapere Clodoveo.
“In pochi,
ma compariremo sui giornali e sarà un primo passo verso qualcosa di più
grande.”
Ci scrutiamo
meditabondi. Mi sembra una gran scemata. Inutile.
“Cosa
abbiamo da perdere?” insiste Ludovico.
Carolina
guarda l’ora. “Io adesso devo andare.”
“Appuntamento
romantico con un paio di amichette?” chiede Isaia ammiccando.
“Ho detto
che sono lesbica, non che partecipo a delle orge.” Risponde seccata Carolina.
Rimaniamo
d’accordo di rivederci qui, fra una settimana, alla stessa ora. Abbiamo tutti
bisogno di tempo per pensare.
Ludovico
chiude la porta deluso.
Clodoveo si
dilegua senza salutare.
Isaia sale
in moto dopo averci fatto l’occhiolino tallonato da Annina in bicicletta.
Woody svolta
nella via accanto per poi tornare indietro e sceglierne un’altra. Questo per
una decina di volte fino a quando trova finalmente la strada giusta.
Carolina mi
sorride. “Ci vediamo la settimana prossima Lasabrina. Mi ha fatto piacere
conoscerti.”
Forse non è
stata poi una così cattiva idea venire in via dei Salici piangenti numero 3.
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