martedì 21 gennaio 2014

Apocalisse

Avete presente quei film sulla fine del mondo? Quelli in cui arrivano gli alieni, o un’innondazione da racconto biblico? Quei film in cui l’eroe si fa trovare sempre preparato e pronto a tutto. Questa storia parla di quell’eroe per la prima volta impreparato.

Apocalisse - Giorno 1

Poliziano Salutate si trovava, come ogni giorno alle 12.37, sul trono del dopo pranzo, intento a sfogliare una rivista di dubbio gusto, alla ricerca dell’ispirazione per concepire gli scarti d’un pranzo. Era uno dei 37 giorni dell’epifania che il nostro eroe aveva potuto vivere nell’arco della sua esistenza.
-Un giorno come tutti gli altri!- diceva a se stesso. Si. Un giorno come tutti gli altri.
Se solo si fosse ricordato di queste  parole alcuni giorni dopo, quanto avrebbe voluto che quel giorno dell’epifania fosse stato come tutti gli altri. Ma le cose andarono diversamente.
Era quel particolare giorno dell’epifania, in quel particolare momento maleodorante, che bussarono freneticamente alla porta del bagno in cui si rintanava.
Il suo vicino di casa, Girolamo Pestabuchi, urlava a squarciagola di abbandonare la casa al più presto. Qualcosa di pericoloso era nell’aria. E non si trattava del pestilenziale odore che proveniva dal bagno bensì…
Cosa ci fosse di tanto pericoloso ve lo dirò a momenti, ma prima concentriamo la nostra attenzione sull’eroe di questa vicenda.
Rimase immobile, occhi spalancati e bocca socchiusa; non respirava (questo anche prima della notizia). Doveva sbrigarsi. Là fuori la fine del mondo e lui chiuso in un cesso a cagare? Non ci si poteva credere. Il problema in casi del genere è la pressione: sotto pressione Poliziano non riusciva ad arrivare al nocciolo della “questione bagno” e il mal di stomaco cresceva in lui. –Piantala d’urlare!- gridò al Pestabuchi, -non riesco a farla.- e più si sforzava più gli sembrava impossibile arrivare a liberarsi.
Si guardò attorno in cerca d’aiuto. La vide. La Pistola Beretta 92 che aveva acquistato per difesa personale; ne teneva una in ogni stanza, -che senso avrebbe potersi difendere solo in determinate circostanze?- spiegava a chi gli chiedeva il motivo di quell’armamentario.
Era lì, sul water, con una pistola in mano ed un vicino rompicoglioni che continuava ad impedirgli di liberarsi. Fuori c’era la fine del mondo. Che differenza avrebbe fatto un morto in più o in meno? Puntò la pistola alla porta ed aprì il fuoco. L’ultimo buco che il Pestabuchi avrebbe calpestato era quello della sua fossa al cimitero, sempre se qualcuno si fosse preso la briga di seppellirlo nel bel mezzo della fine del mondo!
Poliziano tornò al suo compitino portandolo a termine in maniera trionfante. Tre tirate alla corda dello sciacquone per mandar giù tutto, si reinfilò nei pantaloni, allacciò la cintura e fu pronto alla partenza. Saltò fuori dal bagno, scavalcò il cadavere del rompicoglioni e si diresse in tutta fretta all’uscita. Come nei migliori polizieschi mandò in frantumi la porta di casa con un calcio, puntò l’arma e vide…
Ora è il caso di fare un breve passo indietro nella nostra storia. Il Pestabuchi aveva urlato di abbandonare la casa, ma non aveva mai parlato di fine del mondo. Là fuori tutto era normale, forse l’unica novità era il carretto della befana che per tradizione passava a distribuire dolci. Che il Pestabuchi gli avesse detto di uscire per assistere alla parata? –Mondo cane! Rompicoglioni di un vicino, è mai possibile cagare in pace? Mi entri in casa e urli come un mentecatto per 3 rincoglionite vestite da befana? Ci credo che poi ti ammazzano!-.
Tornò immediatamente all’interno dell’abitazione. Doveva liberarsi del corpo, pulire la scena del crimine, fare in modo che la scomparsa di una persona risultasse normale. –In fondo- pensò –è il rimorso che ti fotte in casi del genere. Lui era un rompicoglioni, pertanto di rimorsi sicuramente non ne avrò, tutto andrà avanti nella più normale normalità. Devo solo sistemare tutto questo casino-.
Portò il cadavere nella cantina, aprì la cella frigorifera e mentre ce lo infilava sentì una voce al piano di sopra.

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