mercoledì 29 gennaio 2014

Apocalisse

Apocalisse - Sempre giorno 1, ma un po' più tardi.

Eravamo rimasti a: "...sentì una voce al piano di sopra." Sarà forse il commercialista di qualche compagnia telefonica che viene a proporre nuovi effervescenti contratti?

–Oddio! Che è successo qui dentro? Poliziano, sei in casa? Sono la Gelsomina!- Gelsomina Pestabuchi, moglie del Girolamo, era tale quale al consorte: rompicoglioni. Notò subito la strisciata di sangue lasciata dal corpo del marito che portava alla cantina, ma immaginò si trattasse di pittura e si mise a commentare acidamente il disordine del Poliziano e di come un uomo della sua età dovesse cercarsi una moglie per “darsi una sistemata”. –Gliela do io la sistemata- pensò ad alta voce Poliziano forzando il corpo del Girolamo a entrare nella cella, poiché il rompicoglioni rompeva anche da morto. Era crepato a braccia e gambe aperte e diventato ormai come un albero rinsecchito non si schiodava da quella posizione, rendendo complesso l’occultamento del cadavere.
Dopo una serie di botte, finalmente la cella si chiuse e Poliziano salì a dare il benservito anche alla megera. –Che cazzo vuoi?- esordì imbufalito il trentasettenne.
- Poliziano, dobbiamo scappare! Non è passato di qui il mio Girolamo? Gli avevo detto di passare ad avvertirti, ma avran preso anche lui…ci sono i morti! I morti tornano in vita e vengono a braccarci, casa per casa!-.
Il nostro eroe restò di sasso. I morti tornano in vita. Tutta la fatica fatta per far sparire quel rompicoglioni d’un vicino ed ora rischiava di ritrovarselo tra i piedi!
Bussarono alla porta. I due si voltarono a guardare in direzione dell’entrata. Le befane bussavano alla porta, ma la porta in questione era a terra, disintegrata dal nostro impavido protagonista! Immaginatevi la scena: tre tizie, camuffate da befane, erano raccolte su di una porta stesa al suolo e bussavano ripetutamente; data l’ignoranza, dovevano trattarsi sicuramente di non-morti! Girolamo puntò la pistola alle tre rincoglionite fino-a-prova-contraria-zombie, ma quando fu il momento di sparare, Gelsomina disse loro: - Entrate pure, è aperto! – Poliziano capì. Era circondato!
Lentamente si allontanò dalla donna. Un ghigno gli contorceva l’espressione da trentasettenne single. Da un lato la paura. Dall’altro la soddisfazione. Era crepata anche lei! Strinse forte l’impugnatura della Beretta ed aprì il fuoco. Il sangue zampillò ad ogni colpo fino a quando le quattro decerebrate furono spappolate a terra, più bucate d’un Emmental. Anche da non-morte, in quello stato, non sarebbero riuscite a rialzarsi!
Sentì un trillo, era la sveglia, l’una! L’ora in cui sarebbe dovuto tornare al lavoro. Sentì come un tanfo osceno riempirgli i polmoni, fu come sfuggire ad un’annegamento. Si svegliò!
Aveva dormito per mezz’ora sul cesso e tutto era stato un brutto sogno. Del resto doveva aspettarselo: ubriaco da far schifo la domenica per poi tornare al lavoro il lunedì con poche ore di sonno a coprirgli le spalle. Si sistemò, aveva 10 minuti di tempo per tornare al lavoro, prese le chiavi in fretta e furia, chiuse, salì in macchina, girò l’isolato e fu nuovamente ai forni della fabbrica, un pezzo, poi un altro e un altro ancora. Quattro ore dopo suonò la campana della fine del turno. Quattro come le quattro mentecatte ammazzate nel sonno, doveva essere un segno.
Arrivò a casa dove lo aspettava una cena da quattro saldi in padella e la buttò giù guardandosi i grandi classici di rete 4. Doveva essere un segno.
A tarda ora, il sonno fece presto capolino spingendo in basso le sue palpebre che andavano chiudendosi di fronte a un Henry Fonda in tenuta da cowboy.
Erano le 4 del mattino, e state certi che si trattava di un segno, quando bussarono alla porta. Aprì gli occhi passandosi le mani sul capo. Provava un certo piacere, appena sveglio, a passarsi una mano tra i capelli. Era un modo come un altro per riprendere contatto con se stesso. Guardò l’orologio. – Chi diamine è a quest’ora? – preoccupato si diresse all’entrata. Doveva essere successo qualcosa. Aprì. La polizia.
- Signor Salutate- l’agente a fianco dell’ispettore salutò Poliziano. Poliziano e l’ispettore si scambiarono un’occhiata perplessa guardando in direzione l’agente che solo a questo punto capì che si trattava del cognome. Non era un buon inizio.
- Possiamo entrare? Dovremmo farle alcune domande su una questione accaduta durante la notte nel suo quartiere.- Poliziano strizzò gli occhi e con una smorfia di assenso fece largo ai due uomini.
– Dev’essere ancora per quei cinesi che cucinano cani al fast food qui dietro.- pensò.
– Ci dispiace arrecarle disturbo, ma rechiamo brutte notizie. Lei conosceva il signor Pestabuchi? -
Come poteva non conoscere quel rompicoglioni che a tutte le ore del giorno veniva a stressarlo?!
- Sì…di vista…abita qui a fianco, ma…non abbiamo mai avuto rapporti stretti…solo saluti confidenziali sa…da buon vicinato.- il nostro eroe aveva l’olfatto fino per i guai.
- Quindi non la toccherà più di tanto sapere che il suo corpo e quello della moglie sono stati ritrovati fatti a pezzi nella cantina della loro casa? – lo toccava; eccome se lo toccava. La parte bella di quell’incubo si era avverata!

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