lunedì 27 gennaio 2014

The Wolf of Wall Street. Autorevoli Opinioni [No Spoiler]

Autorevolissima critica.

Nessuno si sarebbe mai cagato un film del genere. Almeno, non quelli con un po’ di sale in zucca. Tre ore piene che scorrono piacevoli solo grazie ad alcuni dialoghi e battutine ad effetto («non voglio morire sobrio!») e alle tette ed ai culi che appaiono ogni poco ad allietare la noia e riempire l’inconsistenza. Nonostante tutto però la trama del film è ben ideata e potenzialmente avrebbe tanto da dire, ma i fili che la compongono sono troppo esili per darci seriamente credito. E il fatto che sia tratto di una storia vera non vuol dire nulla sulla qualità della narrazione filmica (si dice così no?).

A parte chi lo fa di mestiere, nessuno (me per primo) sa una sega di finanza e di borsa, ma almeno Scorsese potrebbe tentare di darci la sensazione di “essere dentro” quel mondo. E invece no. Troppo facile. Meglio andare sul sicuro banalizzando (ehm, trascurando) il lato tecnico riducendolo a “gente che telefona” e investendo sul lato porno soft/droghe/party extralussuosi su yacht e in ville con piscina (e sulla bravura dello sprecato Di Caprio) che sicuramente aumenta gli incassi e chissà se fa vincere l’Oscar.

 Possibile che fai un film su Wall Street senza farmi vedere non dico un numero o un grafico, ma una cazzo calcolatrice? Fai finta almeno di farmi capire qualcosa di quel che succede e non mostrarmi solamente uno in giacca e cravatta che un giorno sì e l’altro pure prende il microfono e arringa i suoi dipendenti come fosse Cicerone nel Senato di Roma, dopo essersi strafatto di cocaina (anche Cicerone era un tossico, mi dicono dalla regia).

Vuoi fare un affresco dell’avidità dell’uomo? Benissimo. Vuoi usare il magico mondo della borsa come luogo privilegiato di narrazione? Ancora meglio. Vuoi anche metterci un po’ di sana mancanza di morale e rispetto degli altri? Perfetto, caro Scorsese.
Dato che viene da molti descritto come “un film senza morale, quindi magnifico” (come se la cosa sia matematica), dovresti (si mi rivolgo proprio a te, Martin, adesso siediti e ascoltami) però cercare di rendere più consistente quello che vuoi trasmettere, soprattutto se in verità “non c’è proprio nulla da trasmettere” se non la fredda descrizione dell’ascesa e il declino di un cazzo di broker.

Io di film non capisco un cazzo, ma una cosa l’ho capita: che i film che valgono qualcosa non sono quelli come The Wolf of Wall Street e che il silenzio del pubblico in sala come a dire «embè?!»  alla fine della proiezione vale più di una nomination all’Oscar.


Ora posso andare a fare in culo.

2 commenti:

  1. Andrò a verificare personalmente.

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  2. sono d'accordo sul fatto che non entra molto nelle logiche della borsa/finanza..però è anche vero che già quelle tre ore li sono un pò pesantine..se si fosse concentrato anche sull'infarinatura di quello che è la realtà del broker sarebbe stato un pacco infinito..però concedimi che DiCaprio è da oscar

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