Sto perdendo la pazienza. Perché quell’uomo si ostina a dire di non
essere nessuno? Possibile che non accetti nemmeno un piccolo aiuto? Il mio
sonno inizia a essere turbato, sono preso da paranoie. Non mi piace.
(ma è un uomo?)
Mi avvicino alla finestra e vedo che lui è lì. Non sta rovistando, né
guardando qua e là negli angoli bui del vicolo. È in piedi, immobile. Oserei
dire quasi trasognato. Decido di scendere e esigo una risposta.
«Chi sei?»
L’uomo mi guarda. Stavolta negli occhi.
«Io non sono nessuno» risponde, ma la voce ha finalmente un tono. Il
viso ha lineamenti anonimi ed è indecifrabile «Io non sono nessuno perché sono
tutti. Sono tutti i barboni che
rovistano nella spazzatura e fanno l’elemosina agli angoli delle strade. Sono
tutti gli assetati che chiedono acqua e ricevono aceto. Sono tutti gli orfani
che vengono picchiati e dimenticati. Sono tutte le prostitute usate e abusate e
gettate via. Sono tutti i lavoratori morti per un incidente in fabbrica. Sono
tutti quelli senza un posto dove andare e che darebbero tutto per chiamare un
posto “casa”. Sono tutti quelli che chiedono un pezzo di pane. Sono quelli che
hanno delle idee e che per questo vengono torturati.
Sono ogni diverso che viene assassinato».
Io rimango in silenzio.
«Io sono tutti e non sono nessuno». Ripete. E scompare di nuovo. Mentre
realizzo ciò che mi ha detto e mi chiedo se fosse stata solo un’allucinazione,
la neve cade abbondante e il rumore del vento tra le case diventa simile all’ululato
di un lupo affamato.
Frastornato, rientro a casa e mi metto a letto.
…
La città mi diventa estranea.
Ricordo il giorno dell’incontro con quell' uomo per due motivi: il primo
è che fu l’ultima volta che lo vidi.
Il secondo è che dopo esso le mie notti sono scandite da incubi
e i miei giorni da fantasmi.
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