venerdì 24 gennaio 2014

Il club degli emarginati (2)

L’uomo si posiziona davanti ad una sedia, di fronte a me, respira profondo, si vede che è emozionato.
“Buonasera a tutti. Mi chiamo Ludovico e sono io che ho messo l’annuncio. Prima di dare qualsiasi spiegazione vorrei che ognuno si presentasse e dicesse il motivo che lo rende emarginato. Comincerò io. Ho trentasei anni, sono divorziato, ho una figlia, vivo con i miei genitori in questa casa e sono disoccupato.” Un altro respiro profondo. “Per la società sono un fallito.”
Siamo tutti ammutoliti, io sto ancora cercando di convincermi di non essere completamente rincretinita per aver deciso di venire in questo covo di matti. Anche se non devono essere più matti di quanto non lo sia io.
La donna accanto a me prende la parola, è una ragazza di colore molto bella.
“Ciao a tutti. Mi chiamo Carolina e sono lesbica.”
“E allora? I gay sono di moda adesso!” ribatte un ragazzo seduto vicino a Ludovico.
“Sì ma io sono lesbica e anche nera.” S’infervora Carolina.
Il ragazzo alza le spalle, “effettivamente i neri andavano di moda qualche anno fa.”
Silenzio.
Dio e questo da dove è uscito? Ma soprattutto...In che cosa mi sono cacciata?
“E tu perché sei emarginato?” chiede Carolina al ragazzo.
Di nuovo alza le spalle. Deve avere poco più di vent’anni, è rasato e ha un bel fisico, non vedo quale persona sana di mente dovrebbe emarginarlo. “Sono ebreo.”
“Beh non ci vedo niente di male, io sono buddista e non mi sento emarginato. A nessuno importa se sei ebreo.” Interviene un uomo di fianco a me.
Il ragazzo sbotta, “forse dovresti sapere che gli ebrei sono i grandi emarginati della storia. Mai sentito parlare di ghetti? Leggi razziali?”
“Per forza avete ucciso Cristo.” Ribatte una signora anziana che sferruzza con i ferri da lana di fronte a me.
“Ho ucciso Cristo tanto quanto tu hai ucciso Giulio Cesare!” S’infuria il ragazzo.
Ludovico interviene. “Cerchiamo di stare calmi e continuiamo la presentazione. Non ci hai detto come ti chiami.” Dice rivolto al ragazzo.
“Isaia.” Sputa fuori dalle labbra.
La vecchietta sogghigna.
“Senti vecchia di m…”
“Lei signora come si chiama?” Interviene Ludovico.
“Mi chiamo Annina e non avrò ucciso Giulio Cesare ma qualcuno ho ucciso.”
Sobbalziamo tutti.
La ragazza di fianco a me schizza verso la porta.
Isaia si alza in piedi di getto.
E la bambina di Ludovico entra nella stanza. “Vi porto la merenda papà?”
“No tesoro, torna in camera e restaci fino a quando non vengo a chiamarti.” Risponde teso Ludovico.
La vecchietta continua a sferruzzare sorridendo.
“Quindi Annina, lei ha ucciso qualcuno. Un incidente immagino.” Riprende Ludovico.
“Se consideri un incidente buttare tuo marito giù dalle scale allora immagino che sia stato un incidente.”
Riprendo a sudare copiosamente. Questi sono tutti fuori di testa!
“Sono stata in carcere quindici anni e da un paio sono uscita, ma nessuno vuole più stare con me.” Conclude Annina.
“Chissà perché. Assassina!” urla Isaia.
Ma Annina non risponde e va avanti a lavorare a maglia.
Ludovico inspira profondamente. “Molto bene, andiamo avanti.” E fa cenno a un ragazzo di fianco a lui che per tutto il tempo è rimasto a fissare il soffitto con aria assente. Ha dei capelli ricci rossi sparati in aria e degli occhiali dalla montatura quadrata. Abbassa gli occhi su di noi e sorride. “Io assomiglio a Woody Allen.”
“Veramente non ci assomigli per niente.” Dice Carolina.
“Ecco. Nessuno mi prende mai sul serio!” strepita il giovane.
Ludovico si schiarisce la gola. “E come ti chiami?”
Lui lo guarda sgranando gli occhi sorpreso. “Woody.”
Ludovico inspira profondamente. Per l’ennesima volta. Si passa la mano tra i capelli. “Va bene. Credo che abbiamo quasi finito.”
L’uomo di fianco a me prende la parola. “Io sono Clodoveo, ho quarant’anni e non mi piacciono le persone.”
“Stai tranquillo che la cosa è reciproca.” Si intromette Isaia.
Ludovico gli lancia un’occhiataccia e poi guarda me. “Manchi solo tu.”
Oddio!
“Sono cicciona.” Balbetto. Mamma mia che figura. Arrossisco come un pomodoro. Mi viene da piangere.
“Sì in effetti sei davvero enorme.” Osserva Isaia guardandomi.
“Isaia basta per favore. Non siamo qui per giudicare. “ Interviene seccato Ludovico. “Non ci hai detto come ti chiami”, continua rivolgendosi gentilmente a me.
“Lasabrina.”
Vedo la sua faccia perplessa e arrossisco di nuovo. “Sarebbe Sabrina, ma tutti mi chiamano Lasabrina. Sì perché così fa più grosso e visto che io sono grossa…beh comunque è Lasabrina.”

Nessuno commenta. E mi rendo conto di sembrare pazza come loro. Anzi. Probabilmente più ancora, pazza come Woody. 
Le terribili presentazioni sono terminate, finalmente Ludovico è pronto a svelarci il perchè di questo assurdo incontro.

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