L’uomo si
posiziona davanti ad una sedia, di fronte a me, respira profondo, si vede che è
emozionato.
“Buonasera a
tutti. Mi chiamo Ludovico e sono io che ho messo l’annuncio. Prima di dare
qualsiasi spiegazione vorrei che ognuno si presentasse e dicesse il motivo che
lo rende emarginato. Comincerò io. Ho trentasei anni, sono divorziato, ho una
figlia, vivo con i miei genitori in questa casa e sono disoccupato.” Un altro
respiro profondo. “Per la società sono un fallito.”
Siamo tutti
ammutoliti, io sto ancora cercando di convincermi di non essere completamente
rincretinita per aver deciso di venire in questo covo di matti. Anche se non
devono essere più matti di quanto non lo sia io.
La donna
accanto a me prende la parola, è una ragazza di colore molto bella.
“Ciao a
tutti. Mi chiamo Carolina e sono lesbica.”
“E allora? I
gay sono di moda adesso!” ribatte un ragazzo seduto vicino a Ludovico.
“Sì ma io
sono lesbica e anche nera.” S’infervora Carolina.
Il ragazzo
alza le spalle, “effettivamente i neri andavano di moda qualche anno fa.”
Silenzio.
Dio e questo da dove è uscito? Ma soprattutto...In che cosa mi sono cacciata?
“E tu perché
sei emarginato?” chiede Carolina al ragazzo.
Di nuovo
alza le spalle. Deve avere poco più di vent’anni, è rasato e ha un bel fisico,
non vedo quale persona sana di mente dovrebbe emarginarlo. “Sono ebreo.”
“Beh non ci
vedo niente di male, io sono buddista e non mi sento emarginato. A nessuno
importa se sei ebreo.” Interviene un uomo di fianco a me.
Il ragazzo
sbotta, “forse dovresti sapere che gli ebrei sono i grandi emarginati della
storia. Mai sentito parlare di ghetti? Leggi razziali?”
“Per forza
avete ucciso Cristo.” Ribatte una signora anziana che sferruzza con i ferri da
lana di fronte a me.
“Ho ucciso
Cristo tanto quanto tu hai ucciso Giulio Cesare!” S’infuria il ragazzo.
Ludovico
interviene. “Cerchiamo di stare calmi e continuiamo la presentazione. Non ci
hai detto come ti chiami.” Dice rivolto al ragazzo.
“Isaia.”
Sputa fuori dalle labbra.
La
vecchietta sogghigna.
“Senti
vecchia di m…”
“Lei signora
come si chiama?” Interviene Ludovico.
“Mi chiamo Annina
e non avrò ucciso Giulio Cesare ma qualcuno ho ucciso.”
Sobbalziamo
tutti.
La ragazza
di fianco a me schizza verso la porta.
Isaia si
alza in piedi di getto.
E la bambina
di Ludovico entra nella stanza. “Vi porto la merenda papà?”
“No tesoro,
torna in camera e restaci fino a quando non vengo a chiamarti.” Risponde teso
Ludovico.
La
vecchietta continua a sferruzzare sorridendo.
“Quindi
Annina, lei ha ucciso qualcuno. Un incidente immagino.” Riprende Ludovico.
“Se
consideri un incidente buttare tuo marito giù dalle scale allora immagino che
sia stato un incidente.”
Riprendo a
sudare copiosamente. Questi sono tutti fuori di testa!
“Sono stata
in carcere quindici anni e da un paio sono uscita, ma nessuno vuole più stare
con me.” Conclude Annina.
“Chissà
perché. Assassina!” urla Isaia.
Ma Annina
non risponde e va avanti a lavorare a maglia.
Ludovico
inspira profondamente. “Molto bene, andiamo avanti.” E fa cenno a un ragazzo di
fianco a lui che per tutto il tempo è rimasto a fissare il soffitto con aria
assente. Ha dei capelli ricci rossi sparati in aria e degli occhiali dalla
montatura quadrata. Abbassa gli occhi su di noi e sorride. “Io assomiglio a
Woody Allen.”
“Veramente
non ci assomigli per niente.” Dice Carolina.
“Ecco.
Nessuno mi prende mai sul serio!” strepita il giovane.
Ludovico si
schiarisce la gola. “E come ti chiami?”
Lui lo
guarda sgranando gli occhi sorpreso. “Woody.”
Ludovico
inspira profondamente. Per l’ennesima volta. Si passa la mano tra i capelli.
“Va bene. Credo che abbiamo quasi finito.”
L’uomo di
fianco a me prende la parola. “Io sono Clodoveo, ho quarant’anni e non mi
piacciono le persone.”
“Stai
tranquillo che la cosa è reciproca.” Si intromette Isaia.
Ludovico gli
lancia un’occhiataccia e poi guarda me. “Manchi solo tu.”
Oddio!
“Sono cicciona.”
Balbetto. Mamma mia che figura. Arrossisco come un pomodoro. Mi viene da
piangere.
“Sì in
effetti sei davvero enorme.” Osserva Isaia guardandomi.
“Isaia basta
per favore. Non siamo qui per giudicare. “ Interviene seccato Ludovico. “Non ci
hai detto come ti chiami”, continua rivolgendosi gentilmente a me.
“Lasabrina.”
Vedo la sua
faccia perplessa e arrossisco di nuovo. “Sarebbe Sabrina, ma tutti mi chiamano
Lasabrina. Sì perché così fa più grosso e visto che io sono grossa…beh comunque
è Lasabrina.”
Nessuno
commenta. E mi rendo conto di sembrare pazza come loro. Anzi. Probabilmente più
ancora, pazza come Woody.
Le terribili presentazioni sono terminate, finalmente Ludovico è pronto a svelarci il perchè di questo assurdo incontro.
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