martedì 12 novembre 2013

Le avventure di Merdocchio! Capitolo secondo

Secondo imperdibile capitolo della rivisitazione di Pinocchio, inequivocabilmente intitolato Merdocchio. 
Il viaggio del Caffè Corretto ricomincia dove si era fermato, ovvero nel fiabesco mondo della letteratura per bambini. È sempre un piacere per noi impiegare il nostro preziosissimo tempo universitario in queste produzioni letterarie tanto inutili quanto fantastiche.
Buona lettura!

D.

II

A quel punto bussarono alla porta.
- Passate pure, - disse lo stronzo camuffandosi la voce da vegliardo.
Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polentina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polenta di granturco.
Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polentina! Diventava subito una bestia e non c'era più verso di tenerlo.
- Buon giorno, mastr'Antonio, - disse Geppetto. - Cosa fate così riverso a terra?
- Faccio da cera per il pavimento.
- Buon per voi. In effetti non avete un bel colore, state bene?
- Massì compar Geppetto, sono solo stanco...morto. Cosa vi porta da me?
- Le gambe. Sappiate, mastr'Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi un favore.
- Eccomi qui, pronto a servirvi, - replicò l'escremento, soddisfatto per la buona riuscita del suo raggiro.
- Stamani m'è piovuta nel cervello un'idea.
- Sentiamola.
- Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino, che ve ne pare?
- Che idea malsana. Avete pensato ai cinesi? La concorrenza in quel settore è peggio che andar di notte! Per non parlare di Italia's Got Talent: se prima non passate da lì non verrete mai stimato come buon intrattenitore quale siete. Ma che ve lo dico a fare? Siete solo una Polentina.
A sentirsi chiamar Polentina, compar Geppetto diventò rosso come un peperone incandescente, e voltandosi verso il falegname, gli disse imbestialito:
- Perché mi offendete?
- Perché la merda non è caffè!
E infervorato com'era, saltò addosso al cadavere del pover'uomo e lo riempì di ceffoni, di morsi e di pugni.
Esaurite le forze, Geppetto, s'accorse d'aver tra i denti la parrucca tinta a sterco del falegname.
- Rendimi la mia parrucca! - gridò la solita voce mascherata.
Sentitosi in colpa per aver colpito, quello che steso a terra pareva un obiettore di coscienza, gliela rimise in capo e gli giurò amicizia per il resto della vita.
- Dunque, compar Geppetto, qual è il piacere che volete da me?
- Vorrei un po' di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?
- Amico mio, ve lo potrei anche dare, ma a scapito vostro! Rischiereste il fallimento in men che non si dica; perché invece non vi costruite un bel pupazzetto di codesta argilla marrone che c'ho tra le mani? Le vendereste a buon prezzo. Ce n'è di gente disposta a spendere i milioni per delle cagate.
Rifletté a lungo il buon Geppetto e, concluso col dar ragione all'amico suo, rassettò quella materia dalle mani e dai capelli del corpo steso a terra e gli strinse la mano in segno d'amicizia.
- Ci sarebbe ancora una questione compare mastr'Antonio.
- Che volete ancora? - sussurrò la vocina tra le mani di Geppetto, per non far capire che il suono di quelle parole provenisse da lì.
- Non è che avreste un bel bicchier d'acqua? - disse biascicando parole con emissioni nauseabonde, - c'ho un raspino in bocca da prima!

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