giovedì 28 novembre 2013

Blues di periferia

   Una fiaba moderna

C’era una Vodka sul bancone d’un bar di provincia, particolare non superfluo, che rendeva il barista un narratore onnisciente dei fatti di tutti i compaesani, pertanto consapevole anche di cosa fosse successo al Giorgione che se ne stava diroccato al suolo, evidentemente messo al tappeto da quel fiero bicchiere, ultimo d’una trentina di compagni caduti prima di lui.

Ordinai con la consapevolezza di chi sa che le confidenze d’un barista son direttamente proporzionali alla spesa. Dopo 3 caffè, una pinta di birra, un pacchetto di gomme da masticare; dopo un pane con la mortadella a 15 euro al kg che dato il prezzo, trattavasi sicuramente di noto “maiale pastore coraggioso”, potei finalmente aver chiarimenti sull’accaduto.

Le pene d’amore del Giorgione, aspirante marito della Giovanna, donna precaria in lavoro quanto per questioni di cuore, ebbero inizio la sera in cui il poveretto volle chiederle di sposarlo. 
La donna, inizialmente restia ad accettare l’offerta, si sciolse di fronte ad un 24k: un anello per domarla, un anello per trovarla, un anello per ghermirla e nel buio incatenarla…al letto, sperava il buon Giorgione. Ma nel buio di quell’osteria, nulla potè sfuggire all’occhio vigile del sagrestano Ottavio che subito volle correre ad avvisare il prete: Don Ramingo Rodrigo Gonzàlez. In paese tutti sapevano delle scappatelle della Giovanna col R.R.Gonzàlez, ma la reputazione d’un prete e quella d’un paese, spesso coincidono, pertanto se ne stavan tutti zitti, che tanto, di male, non se ne faceva a nessuno. 

Quando il Don Ramingo Rodrigo seppe della défaillance dell’amata chiamò a se due bravi…ragazzi, gente cresciuta nell’oratorio, fedeli al credo della messa, in cambio delle chiavi per il campo di calcetto. Uno era Delfo l’ottorino, l’altro era Soriano il giudice, detto il nano: un metro e mezzo d’altezza. Era uno di quei soggetti che per natura vengono perseguitati da donne in cerca di conferme sulla costante di una legge matematica detta della “L”.
 La coppia di energumeni si appollaiò a due passi dalla casa della Giovanna. Quando il Giorgione l’ebbe accompagnata da vero eroico cavaliere e fu pronto a ripartire, si trovò la strada sbarrata dai bravi…ragazzi, di cui sopra.
In epoche diverse muta la moralità delle persone. Trattasi di evoluzione della società, dei caratteri, delle personalità. Fatto sta che il Giorgione, speranzoso di trovarsi minacciato da un semplice “questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai”, non mise in conto il mutamento della società, e si prese tanti di quegli schiaffoni che ad un certo punto, in lacrime, gridò: <Scusa mamma, non sono stato io!>. 
L’eroicità del nostro sfavillante cavaliere senza macchia, scemò all’ordine impostogli di recuperare l’anello, chiudendo così ogni speranza d’un lieto fine tra i due amanti. Oltre a ciò il Don R.R.Gonzàlez, pretese l’anello per se, per poter “sistemare due cosettine fuori posto in sacrestia”. La compagnia, formata da Delfo, Soriano il nano, il Giorgione, e la vicinanza spirituale del Don Ramingo, si incamminò verso l’abitazione della Giovanna nella speranza di recuperar l’anello. 

Avrebbero dovuto attraversare mille peripezie lungo il loro viaggio, se non fosse stato per quel cavalcavia costruito su esproprio d’un paio di case. Accadde che, durante l’attraversamento del cavalcavia, Delfo notò “on the road” sottostante, un forte viavai di mogli, trascinate da mariti in piena crisi di mezza età. L’agognata meta era la Sagra del cotechino lesso, dove musici d’ogni dove, ridavan baldanza ai trasognati “vecchi”, che per una notte, tornavan bambini, dimentichi del tremendo destino rottamatorio che li attendeva. Un ghigno malefico solcò il volto del Delfo, delfino del credo del “Non è un paese per vecchi”. Si mise a sputare dall’alto, in testa ai malcapitati, che ignari del subdolo uomo, corsero a casa tremanti dallo spavento. Appagati dal fatto d’aver evitato l’imminente “temporale”, poterono gioire nel ritorno degli amati eroi di Dallas in tv. I più ribelli, invece, aprirono gli ombrelli e danzarono e cantarono sotto alla presunta pioggia, in un orgasmico tango seguito a ruota dal platonico viaggio amoroso, in sella alla gilera del 63 del vate Pietro Galassi. Fu una vera notte da leoni! Fiumi di Lambrusco amabile emiliano scorrevano fianco a fianco a fiumi d’illegale Clinto di contrabbando, che arrivava dai paesi vicini, camuffato da fasullissime etichette che riportavano, scritta a mano, la dicitura “Chianti d.o.p. Lumbard, gradazione variabile a seconda dell’umore del vignaiolo”.
 Avvilito dall’impossibilità di deturpare la gioia di vivere ai festaioli, Delfo riprese il cammino coi compagni fino al balcone che dava sulla strada della casa della Giovanna.

Un sasso, poi un altro, una finestra che si apre e poi un incrocio di sguardi. Un addio, ma prima delle scuse! Un motivo, almeno quello. <Giovanna, mio amore, rinnego ciò che ci unisce, non può funzionare. Il destino è avverso e la mia brizzolata automobile ha cessato di vivere. La crisi Giovanna mia, attanaglia i miei fondi. Rivoglio l’anello. Con esso potrò acquistare un usato sicuro! Alfa Romeo Mito, undicimila euro!>. Fu così che il Giorgione rinunciò alla sua “Giulietta” per una presunta Romeo.

Ed ora se ne stava abbarbicato al suolo, sulla soglia dei suoi 40 anni, portati malissimo, a rimpiangere quello che non aveva. M’avvicinai cercando di rassicurarlo, un passo per volta, per non turbarlo. E nell’inquietudine di quel sentimento riprese vigore, mi strinse la mano e sorridendomi propose una trasferta alla Piratessa e Carcerata, noto locale notturno della zona, a due passi dalle scuole medie e dalle Slot Machine del casinò “La Stangata”. E come nelle migliori serate notturne ci ritrovammo dal paninaro, meglio conosciuto come “il merda” a trangugiare panini con le salamelle e litri e litri d’acqua, per non morir soffocati da un cibo troppo orrido per poter esser masticato.  

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