venerdì 29 novembre 2013

vita da cani: vita da hot dog (5)


Sigla iniziale.
Una bella batosta per la nostra Laurenzia. I messaggi delle fan infuriate inondano la redazione. Ma chissà come sarà la reazione della nostra eroina. 

Parte quinta

Laurenzia aveva 2 possibilità: correre a casa a piangere o prendere il primo aereo in partenza per la Siberia. Ma fu il suo cellulare a scegliere per lei. Riunione al SS, chi non vi partecipava poteva considerarsi licenziato con
disonore. Laurenzia decise di andare, licenziata lo era lo stesso, ma forse almeno le avrebbero pagato l'ultimo mese. Carmine era irriconoscibile. Tanta era la rabbia che aveva avuto un crollo nervoso che gli aveva tolto quasi completamente la voce. A parlare in sua vece c'era il figlio: Attila Smanganiello che, a dispetto del nome, era un tappo con una ridicola voce da donna. "Saprete tutti ciò che è successo. La ricetta della nostra salsa rosa, la Nostra Salsa Rosa è stata selvaggiamente rubata e venduta ai Nemici." Avrà avuto pure la voce di sua madre, ma l'abilità oratoria era tutta quella del padre. "Siamo qui per scoprire il malvagio traditore. Colui che ha mentito per tutti questi anni a coloro che lo hanno trattato come un amico, anzi, più che un amico, un figlio!" Carmine annuiva cercando di intervenire, ma nello sforzo di parlare rischiava di tossire fuori i polmoni.
"Se il responsabile non si fa avanti interverrà la polizia."
Subito Pietro a capo abbassato fece un passo. Laurenzia l'avrebbe volentieri massacrato a sprangate, ma non poteva fare nulla. Attila guardò Pietro. "Così confessi?"
"Fschi."
"Sai quali sono le conseguenze? Verrai denunciato e licenziato."
Pietro spalancò gli occhi. Laurenzia non poteva permettere che gli succedesse questo. Va bene Pietro era una piattola e l'avrebbe ucciso volentieri, ma in fondo era buono e soprattutto l'aveva fatto per lei.
"Gliel'ho chiesto io!" Tutti gli occhi si puntarono su di lei.
"Ah, quindi hai obbedito alla tua ragazza."
Laurenzia si penti di essere intervenuta. Pietro annuì mestamente.
"A dire il vero non sono la sua ragazza." Provò a spiegare Laurenzia ma venne bruscamente zittita.
"Taci, o donna. O ladra malvagia figlia di Eva!"
Ecco forse adesso ci stava prendendo un po' troppo gusto. Poi con quella voce assurda...
"Veramente ho partecipato anche io" disse il cuoco.
"Pure io" intervenne il cameriere. E in rapida successione tutti i dipendenti si fecero avanti.
"Congiura!" Gridò Attila.
Carmine chiamò suo figlio e si misero a parlottare a bassa voce. Una cosa era certa, non avrebbero licenziato e denunciato tutti. Dove avrebbero trovato altrimenti altri pazzi furiosi disposti a lavorare sottopagati e per di più agli ordini di uno come Carmine.
"Io e mio padre abbiamo deciso. Solo Bruto e Cassio verranno puniti. Laurenzia, Pietro, quali capi congiura contro il vostro Cesare siete licenziati e banditi dal Sandwich&Sandwiches, pena la denuncia."
"Assassini!" Trovò la forza di gridare Carmine. Erano decisamente una famiglia melodrammatica.
Laurenzia e Pietro uscirono dal SS per non farvi più ritorno.Perfetto. Non solo era stata licenziata, ma anche il suo matrimonio era sfumato. Cornelio. Come aveva potuto tradirla così? Illuderla così? E lei stupida che c'era cascata. Quelli come lui non si innamorano delle ragazze hot dog. E al diavolo la cavolata degli opposti che si attraggono, che brucino all'inferno tutti i Romeo e Giulietta, vampiri e umane, cani e gatti, ricchi e
poveri.
Laurenzia guardò Pietro che stoicamente cercava di non piangere li davanti a lei.
"Mi dispiace Pietro di averti coinvolto."
Lui sorrise, "Non fa niente."
Laurenzia sbuffò. Che vita da cani! Poi si riscosse. Non sarebbe finita così.Era arrivato il momento della vendetta. Si dava inizio alla Laurenzia's revenge!

Laurenzia sembra abbia finalmente deciso di prendere in mano la situazione. Riuscirà a vendicarsi del torto subito? E in che cosa consisterà la sua vendetta?
Lo scopriremo solo nella prossima puntata.
Sigla finale.

giovedì 28 novembre 2013

Blues di periferia

   Una fiaba moderna

C’era una Vodka sul bancone d’un bar di provincia, particolare non superfluo, che rendeva il barista un narratore onnisciente dei fatti di tutti i compaesani, pertanto consapevole anche di cosa fosse successo al Giorgione che se ne stava diroccato al suolo, evidentemente messo al tappeto da quel fiero bicchiere, ultimo d’una trentina di compagni caduti prima di lui.

Ordinai con la consapevolezza di chi sa che le confidenze d’un barista son direttamente proporzionali alla spesa. Dopo 3 caffè, una pinta di birra, un pacchetto di gomme da masticare; dopo un pane con la mortadella a 15 euro al kg che dato il prezzo, trattavasi sicuramente di noto “maiale pastore coraggioso”, potei finalmente aver chiarimenti sull’accaduto.

Le pene d’amore del Giorgione, aspirante marito della Giovanna, donna precaria in lavoro quanto per questioni di cuore, ebbero inizio la sera in cui il poveretto volle chiederle di sposarlo. 
La donna, inizialmente restia ad accettare l’offerta, si sciolse di fronte ad un 24k: un anello per domarla, un anello per trovarla, un anello per ghermirla e nel buio incatenarla…al letto, sperava il buon Giorgione. Ma nel buio di quell’osteria, nulla potè sfuggire all’occhio vigile del sagrestano Ottavio che subito volle correre ad avvisare il prete: Don Ramingo Rodrigo Gonzàlez. In paese tutti sapevano delle scappatelle della Giovanna col R.R.Gonzàlez, ma la reputazione d’un prete e quella d’un paese, spesso coincidono, pertanto se ne stavan tutti zitti, che tanto, di male, non se ne faceva a nessuno. 

Quando il Don Ramingo Rodrigo seppe della défaillance dell’amata chiamò a se due bravi…ragazzi, gente cresciuta nell’oratorio, fedeli al credo della messa, in cambio delle chiavi per il campo di calcetto. Uno era Delfo l’ottorino, l’altro era Soriano il giudice, detto il nano: un metro e mezzo d’altezza. Era uno di quei soggetti che per natura vengono perseguitati da donne in cerca di conferme sulla costante di una legge matematica detta della “L”.
 La coppia di energumeni si appollaiò a due passi dalla casa della Giovanna. Quando il Giorgione l’ebbe accompagnata da vero eroico cavaliere e fu pronto a ripartire, si trovò la strada sbarrata dai bravi…ragazzi, di cui sopra.
In epoche diverse muta la moralità delle persone. Trattasi di evoluzione della società, dei caratteri, delle personalità. Fatto sta che il Giorgione, speranzoso di trovarsi minacciato da un semplice “questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai”, non mise in conto il mutamento della società, e si prese tanti di quegli schiaffoni che ad un certo punto, in lacrime, gridò: <Scusa mamma, non sono stato io!>. 
L’eroicità del nostro sfavillante cavaliere senza macchia, scemò all’ordine impostogli di recuperare l’anello, chiudendo così ogni speranza d’un lieto fine tra i due amanti. Oltre a ciò il Don R.R.Gonzàlez, pretese l’anello per se, per poter “sistemare due cosettine fuori posto in sacrestia”. La compagnia, formata da Delfo, Soriano il nano, il Giorgione, e la vicinanza spirituale del Don Ramingo, si incamminò verso l’abitazione della Giovanna nella speranza di recuperar l’anello. 

Avrebbero dovuto attraversare mille peripezie lungo il loro viaggio, se non fosse stato per quel cavalcavia costruito su esproprio d’un paio di case. Accadde che, durante l’attraversamento del cavalcavia, Delfo notò “on the road” sottostante, un forte viavai di mogli, trascinate da mariti in piena crisi di mezza età. L’agognata meta era la Sagra del cotechino lesso, dove musici d’ogni dove, ridavan baldanza ai trasognati “vecchi”, che per una notte, tornavan bambini, dimentichi del tremendo destino rottamatorio che li attendeva. Un ghigno malefico solcò il volto del Delfo, delfino del credo del “Non è un paese per vecchi”. Si mise a sputare dall’alto, in testa ai malcapitati, che ignari del subdolo uomo, corsero a casa tremanti dallo spavento. Appagati dal fatto d’aver evitato l’imminente “temporale”, poterono gioire nel ritorno degli amati eroi di Dallas in tv. I più ribelli, invece, aprirono gli ombrelli e danzarono e cantarono sotto alla presunta pioggia, in un orgasmico tango seguito a ruota dal platonico viaggio amoroso, in sella alla gilera del 63 del vate Pietro Galassi. Fu una vera notte da leoni! Fiumi di Lambrusco amabile emiliano scorrevano fianco a fianco a fiumi d’illegale Clinto di contrabbando, che arrivava dai paesi vicini, camuffato da fasullissime etichette che riportavano, scritta a mano, la dicitura “Chianti d.o.p. Lumbard, gradazione variabile a seconda dell’umore del vignaiolo”.
 Avvilito dall’impossibilità di deturpare la gioia di vivere ai festaioli, Delfo riprese il cammino coi compagni fino al balcone che dava sulla strada della casa della Giovanna.

Un sasso, poi un altro, una finestra che si apre e poi un incrocio di sguardi. Un addio, ma prima delle scuse! Un motivo, almeno quello. <Giovanna, mio amore, rinnego ciò che ci unisce, non può funzionare. Il destino è avverso e la mia brizzolata automobile ha cessato di vivere. La crisi Giovanna mia, attanaglia i miei fondi. Rivoglio l’anello. Con esso potrò acquistare un usato sicuro! Alfa Romeo Mito, undicimila euro!>. Fu così che il Giorgione rinunciò alla sua “Giulietta” per una presunta Romeo.

Ed ora se ne stava abbarbicato al suolo, sulla soglia dei suoi 40 anni, portati malissimo, a rimpiangere quello che non aveva. M’avvicinai cercando di rassicurarlo, un passo per volta, per non turbarlo. E nell’inquietudine di quel sentimento riprese vigore, mi strinse la mano e sorridendomi propose una trasferta alla Piratessa e Carcerata, noto locale notturno della zona, a due passi dalle scuole medie e dalle Slot Machine del casinò “La Stangata”. E come nelle migliori serate notturne ci ritrovammo dal paninaro, meglio conosciuto come “il merda” a trangugiare panini con le salamelle e litri e litri d’acqua, per non morir soffocati da un cibo troppo orrido per poter esser masticato.  

martedì 26 novembre 2013

Un giorno scriverò un libro

Un giorno scriverò un libro.
Sarà un libro fatto così: copertina bianca, titolo in stampatello nero.
Saranno bianche le pagine che ci sono dentro, così che ognuno possa leggerci quello che vuole.
Oppure potrà strapparle e scriverci i pensieri che gli passano per la testa.
Oppure, se non vuole scrivere, sarò felice se guardando quelle pagine bianche qualcuno si possa godere qualche minuto con sé stesso.
Lo intitolerò “Elogio del silenzio”.

domenica 24 novembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio

Four rooms
diretto da Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez, e Quentin Tarantino




> Una volta eravamo in cinquanta a lavorare qui, dico cinquanta! Poi sono rimasto solo, tutto il personale si è ridotto ad un povero stupido, che sarei io. Il factotum. Il fattorino. Ma che diavolo è un fattorino? Eh? Lo sai che cosa fa un fattorino? Eh? Non è mica facile, che ti credi. Uno stronzo suona il campanello e tu, op! Salti su sempre pronto.

> Ha mai conosciuto qualche star del cinema?


> Vuoi scherzare? Ho portato Rin Tin Tin a fare pipì milioni di volte. Eh, caro mio, altro che le star! Che ti credi.

Hey ragazzo, mettiti questo dai. Provalo! Mettilo! Avanti dai dai dai dai! Fai vedere come ti sta.
Ma tu lo sai, ci pensi che quel berretto ridicolo l'ho portato in testa per cinquant'anni! Cinquant'anni capisci? Eh sì beh bene ragazzo, ora io me ne vado mio caro. Già. Già ragazzo, me ne torno a casa.
Senti ragazzo, stai alla larga dalle puttane, i portieri di notte, i ragazzini e le mogli che litigano con i mariti. Forza alzati dai, cammina voglio salutarti ..e ora voglio insegnarti come si prende una mancia, allunga la mano. Ecco così, e adesso.. un bel sorriso. Sorridi, sorridi dai, non aver paura. Ma se qualcuno non ti da la mancia devi dire a te stesso: fanculo stronzo. Facile no? Non scordarlo mai. ..ah beh un'ultima cosa, tieni il cazzo nei pantaloni.



BUONA VISIONE!


Streaming ITA videopremium (pt.1 e pt.2)



Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana


venerdì 22 novembre 2013

Vita da cani: vita da hot dog (4)


Sigla iniziale. 
Abbiamo lasciato la nostra eroina in balia di una missione impossibile. Riuscirà Laurenzia a prendere il posto di Tom Cruise nell'immaginario e nel cuore delle migliaia di fan?

Parte quarta

Laurenzia pensò di chiedere gentilmente  a Carmine di poter portare a casa un panino. La risposta è irripetibile ad un pubblico di under 60.
Piano B. Non c'era un piano B.
Laurenzia era disperata. Come si poteva dire di no a Cornelio? Lui, che ti bastava guardarlo per dire di si a qualsiasi sua richiesta. E lei era pure la sua fidanzata! No, doveva trovare una soluzione.
"Fschhiao Laurenzia." La salutò Pietro.
Bwahahahahh piano malvagio!!!!! Laurenzia ondeggiò col suo costume ingombrante fino a Pietro. "Ciao Pietro, come stai? Ti trovo in forma! Hai...mmmm...cambiato gli occhiali?"
"Nono, fschono fschempre gli fschtessi." E il naso colò. Dio che schifo!!! Fallo per Cornelio, fallo per te, fallo per il tuo matrimonio, fallo per i tuoi 5 figli!
"Sai, non siamo mai usciti insieme. Dovremmo mangiare qualcosa un giorno o l'altro. Tipo oggi. Che dici?"
Pietro saltellò entusiasta. "Fscharebbe perfetto!"
"Bene. Allora facciamo che ceniamo al parco con i panini del SS. Li prendi tu va bene? Ok fantastico a dopo." E quasi si gettò addosso ad un cliente appioppandogli un volantino in faccia pur di allontanarsi da Pietro. E il poverino se ne rimase fermo immobile con aria disperata. Laurenzia si sentì un po' in colpa, ma solo per un attimo. La strada verso la felicità non era facile, bisognava sacrificare qualcuno e Pietro era un sacrificio che era disposta a fare.
La sera, terminato il turno di lavoro Laurenzia trovò Pietro, passamontagna in testa ad attenderla all'uscita sul retro. "Cosa ci fai col passamontagna?"
"Fschono in anonimato." Disse lui guardandosi ossessivamente intorno. "Pietro, è maggio. Daresti meno nell'occhio vestito da hello kitty!"
Pietro arrossì e si tolse il passamontagna. "Ho prescho i panini."
Vittoria!!!! "E come hai fatto? " "ho chieshto al cameriere, che lo ha detto al cuoco che ha prima chiesto..." "Sai una cosa? Non mi interessa. L'importante è averli!" " Ora fscheniamo?" O cavoli l'appuntamento!
"Guarda Pietro, mi dispiace un sacco ma mi sono ricordata di un impegno precedente. Devo proprio andare."
E Laurenzia scappò prima che l'altro potesse replicare. Chiamò Cornelio immediatamente. "Ho i panini!"
"Vediamoci subito!"
La amava, la amava!
Le venne incontro in auto. Quanta impazienza.
"Dove andiamo a mangiare?" Chiese Laurenzia mentre gli passava i panini. Cornelio sorrise soddisfatto. "Scusami ma ho un impegno improvviso e devo andare." E ripartì immediatamente senza un arrivederci. A Laurenzia sembrò di aver già vissuto quella scena, ma in un ruolo diverso.

Laurenzia evitò di pensare al comportamento di Cornelio trovando mille e più motivi per giustificare quella sua partenza improvvisa a partire dall'intera famiglia in coma in ospedale fino al solito gatto morto tanto gettonato nei film.
Fu per puro caso che passò davanti alla Panini&Prosciutto. Fuori dall'ingresso un cartello citava in caratteri cubitali: Nuova salsa rosa!
E Laurenzia non ci impiegò molto a capire che fine avevano fatto Cornelio e i due panini del SS.

Una bella delusione per la nostra eroina. Le fan piangono per il tradimento del loro beniamino. Anche Laurenzia si dispererà come loro? Lo scoprirete nella prossima puntata.
Siglai finale.

mercoledì 20 novembre 2013

Il senso della vita

Piccola introduzione: ho plagiato l'idea! No, non è vero, ma ho vaghi ricordi di aver letto qualche anno fa qualcosa del genere in forma di poesia. 
Naturalmente sul tema del senso della vita ci ha scritto chiunque, quindi potrei ricordarmi cose inesistenti o aver fatto confusione, comunque credo che nessuno abbia raggiunto tale profondità e tale eleganza letteraria come lo scritto che state per leggere.

Il senso della vita


Suona la sveglia e sei in quinta elementare,
ti alzi dal letto, infili le pantofole e hai iniziato il liceo,
metti a bollire il latte, prendi i biscotti e ti sei diplomato con ottimi voti,
ti vesti, ti pettini, metti la giacca e stai preparando il dottorato,
entri in ascensore, ti guardi allo specchio e ti sei fatto una posizione importante,
sali in macchina, la accendi e stai pensando ai regali per i tuoi figli a Natale,
Improvvisamente buchi una gomma e hai i capelli bianchi,
scendi dalla macchina, pesti una merda e sei già sotto due metri di terra.




lunedì 18 novembre 2013

Dizionario dei tipi umani: il poghista

IL POGHISTA

Il poghista del fine settimana è un personaggio ambiguo. Si confonde tra la gente passando inosservato e solo chi ne è vittima di ripetuti assalti, impara, con gli anni, a riconoscerlo prima dell'impatto. Predilige i luoghi affollati in cui può "pogare"[1] chiunque gli capiti a tiro e, fingendosi dispiaciuto, ti porge le sue scuse. "Stavo solo passando" dice, ma voltandosi riesce a pogarti nuovamente. C'è chi dice abbia la coda, c'è chi dice abbia le ali, sta di fatto che ogni minimo movimento del poghista esperto[2] genera il cosiddetto effetto domino dove milioni di persone in tutto il mondo si spingono in catene infinite. Il poghista, inoltre, è affetto dalla sindrome delle scuse con approccio affettivo: si aggrappa al malcapitato con le speciali ventose di cui è dotato per natura. C’è chi ti mette la mano sulla spalla, c’è chi ti si aggrappa al braccio (probabilmente lasciandosi andare al rimpianto di un’infanzia in cui non fu trascinato abbastanza per centri commerciali) e c’è il peggiore di tutti: l’orango[3]. L’orango, convintosi del fatto che non esistano le persone, ma solo piante di banano, si aggrappa ai vari soggetti disperati con: presa a strozzacollo, mano a mano come in un tango(non per niente è l’orango) ed ondeggiamento ondulatorio del 9° grado della scala Mercalli (Rovina totale di alcuni edifici e gravi lesioni in molti altri; vittime umane sparse ma non numerose). Le scuse vengono poi servite su argentei vassoi di bava che l’orango espelle nell’atto comunicativo…nei casi peggiori si può arrivare all’orango tsunami[4], altra temibile realtà dei centri urbanizzati.

[1] Con il termine "pogare" si identifica la spinta, volta alla socializatio collettiva. Essa è, come la coda del pavone, il massimo meccanismo d'attrazione del poghista che, in cerca di aggregazione, attira l'attenzione col pogo. Il pogo convenzionale si divide in due categorie: la spinta di spalla o il palleggio da pallavolo.
La spinta di spalla trova i suoi massimi interpreti nei poghisti rissaioli; a questo atto segue un prepotente sguardo minaccioso con cui si vuole demarcare il proprio territorio (allargate le braccia in modo che esse siano parallele al suolo ed effettuate un moto circolare; il vuoto che si genera attorno a voi è il territorio del poghista). La spinta di spalla è facilmente attribuibile al poghista delle piste da ballo, che tuttavia non frequenta mai, ma a cui gira attorno osservando tra i ballerini la potenziale vittima pronta ad uscire per riposarsi - Il vero predatore attacca l'esemplare stanco -.
Il palleggio da pallavolo è la spinta volta a causare la caduta della vittima a cui seguirà il - Ti aiuto a rialzarti? - mezzo attraverso cui il poghista può esprimere liberamente il suo amore verso l'altro.

[2] Il poghista esperto (poghista peritus) è la massima espressione del pogo nel mondo. Ogni sua azione giornaliera è volta alla ricerca del pogo; insaziabile, dedica la sua esistenza alla ricerca della spinta perfetta. Il poghista peritus non spinge per vivere, vive per spingere.

[3] L'orango si muove tra la folla in cerca della posizione migliore saltando di liana in lia...volevo dire...di persona in persona! Giunto nel luogo agognato si batte ripetutamente il petto in segno di gloriosa vittoria e conclude la serata seminando attorno a sé bucce di banana per far cadere quelli che vede come possibili rivali: tutti.

[4] L'orango tsunami, a differenza del precedente, non ambisce ad un luogo, bensì va in cerca di persone. Trovata la vittima, si aggrappa ad essa come fosse sotto attacco aereo, aggrappato ad un grattacielo (vedi King-Kong). Appeso al malcapitato corrisponde con esso con litri e litri di bava, provocandone l'annegamento. Numerose sono le vittime accertate di orango tsunami nel mondo; le si riconosce facilmente in quanto, oltre ai chiari sintomi di annegamento (polmoni pieni di bava), hanno serie contusioni su braccia, collo, torace, a volte anche gambe. La presa dell' o.t. è senza dubbio una delle più temibili pressioni del regno animale, paragonabile soltanto a quella dell'aspirante venditore a domicilio, ma questa è un'altra storia amici.

domenica 17 novembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio

Invito a cena con delitto
diretto da Robert Moore




Signore e signori, io vorrei dire due parole. Il nostro ospite, mister Lionel Twain, è un personaggio eccezionale.
In primo luogo, è riuscito a riunire qui stasera i cinque detective più famosi del mondo per investigare su un delitto che nessuno ha ancora commesso.
In secondo luogo, ci ha teso delle imboscate: un ponte che stava per crollare, statue cadenti… ha intenzione di ucciderci? Per il momento non credo, avrebbe potuto già farlo. Lui ha solo intenzione di stimolare il nostro appetito per quello che verrà dopo.
In terzo luogo, perché cinque detective e non uno solo? Perché ha intenzione di prenderci tutti in giro, signore e signori, un’impresa che nessun criminale ha finora osato tentare. Per tanto, prima che questo diabolico weekend incominci io propongo di alzare il bicchiere per brindare al più brillante e spiritoso degli uomini o al più insidioso e crudele dei folli.




BUONA VISIONE!


InvitoACenaConDelitto - NowVideo (dategli due minuti di caricamento e poi parte)


Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana


venerdì 15 novembre 2013

vita da cani: vita da hot dog (3)

Sigla iniziale. 
Il pubblico mormora. Le fan sono in fibrillazione, già le prime magliette con scritto "Cornelio ti amiamo" fanno la loro comparsa. Laurenzia sarà andata all'appuntamento? 

Parte terza



Laurenzia non era il tipo di ragazza da “ansia da primo appuntamento”, per cui le ore prima della cena non le trascorse a prepararsi affannosamente davanti allo specchio. Bensì le trascorse più saggiamente piangendo davanti all’armadio alle grida di “non ho niente da mettermi!” Era talmente abituata a vestirsi da hot dog che qualsiasi cosa indossasse andava benissimo, tutto era meglio di un costume da panino e salsiccia. Ma quello era Cornelio Panini! Non poteva mettere una cosa qualunque.
Cornelio la venne a prendere a casa, con la sua macchinona scura e gigante (Laurenzia non si intendeva di macchine, ma il fatto che fosse grande voleva dire che era bella e costava un sacco, o no?)
“Sei bellissima”, le disse Cornelio fissando ad occhi sgranati il suo vestito a pois azzurri e gli stivali verdi. Laurenzia arrossì.
“Ho pensato a mille posti dove potevo portarti, ma poi ho deciso di volerti far scoprire il mio mondo.” E così cenarono alla Panini&Prosciutto con un toast al formaggio. Laurenzia era vagamente scocciata. Usciva con un riccone stupendissimo e, a parte il fatto che le faceva mangiare un panino, non poteva sfoggiare il suo nuovo ragazzo davanti all’intera città perché erano relegati in quello stupido fast food. Va bene “scoprire il mio mondo”, ma lei voleva un mondo fatto di gioielli e lusso, non panini!
“Ti piace il toast?” le chiese Cornelio. “Anche alla Sandwich&Sandwiches li fanno così buoni?”
“Questo è più buono!” rispose prontamente Laurenzia. Non era vero, c’era troppo poco formaggio in quel toast ed era pure freddo, ma non poteva dirglielo. Lui era Cornelio Panini diamine!
E la serata trascorse chiacchierando del più e del meno. O meglio, Cornelio le faceva domande e lei rispondeva come in un quiz televisivo, ma senza premio finale. O forse il premio c’era: LUI!
Vi fu solo un momento in cui riuscì a farlo stare zitto. Quando estrasse dalla borsetta una macchina fotografica di quelle usa e getta che ormai erano sparite dalla circolazione da più o meno quindici anni chiedendogli “Ci facciamo una foto?” Cornelio scoppiò a ridere, poi, vedendo la sua faccia seria si ricompose. “Emm, scusa ma non sono fotogenico.” Laurenzia annuì delusa. Cavolo le sue amiche non ci avrebbero mai creduto.
Finita la cena tornarono in auto. Laurenzia era agitatissima, l’avrebbe portata da qualche parte? Sarebbero andati in qualche locale? Le avrebbe fatto conoscere i suoi amici ricchissimi, bellissimi e grandissimi?
“Ti porto a casa. Sarai stanca e domani devi lavorare.” Le disse Cornelio.
Delusione.
“Non sono stanca, possiamo andare da qualche parte.”
“Oh che gentile che sei a fingere per farmi contento, ma non preoccuparti, ci saranno altre occasioni.”
Non sto fingendo idiota portami a fare un giro! Avrebbe voluto gridargli Laurenzia. Invece sorrise rispondendo “va bene grazie, come sei premuroso!”
Il giorno dopo Laurenzia era di nuovo a distribuire volantini fuori dal SS, sorriso ebete stampato in faccia, tanto che riuscì pure a non irritarsi quando un vecchietto le passò davanti sbraitando “I giovani d’oggi sono senza futuro. Quelli che non scappano si trovano a fare i buffoni per strada.” E non si irritò nemmeno quando Carmine Smanganiello la accusò aver rubato una tazzina di caffè sporca per vendere la ricetta ai “nemici che ci rubano il lavoro!” No, Laurenzia era troppo felice per lasciarsi turbare da tutto questo. Per la prima volta era fiera di essere una ragazza hot dog perché grazie anche a questo Cornelio si era innamorato di lei. Ok, lui non aveva detto di amarla, ma lei lo aveva capito.
Fschesi ufschita col nemico?” le chiese Pietro.
“Sì, e domani ci esco ancora!” proclamò orgogliosa Laurenzia. Infatti Cornelio l’aveva invitata di nuovo. Com’era bella la vita.

Un’altra settimana trascorse. Laurenzia era uscita con Cornelio tre volte, tutte e tre alla Panini&Prosciutto dove aveva anche incontrato suo padre (già la presentava ai suoi genitori!) che l’aveva salutata con un “Ah sei tu quindi la meravigliosa ragazza hot dog!” (già aveva fatto colpo!)
Laurenzia era al settimo cielo, le cose non potevano andare meglio. E su internet i siti più cliccati erano quelli degli abiti da sposa. Sì, fate pure farmacia voi, laureatevi pure! Io, che venivo considerata da tutti una fallita sposerò Cornelio Panini!
E un giorno Cornelio le fece una richiesta particolare. “Vorrei mangiare un panino della Sandwich&Sandwiches, me lo porteresti?”

Missione impossibile: doveva fare uscire un panino dal fast food senza farsi vedere da Carmine!

Riuscirà la nostra eroina nella sua missione impossibile o fallirà miseramente e verrà scoperta dal terribile Carmine? Lo scopriremo solo nella prossima puntata.
Sigla finale.

giovedì 14 novembre 2013

Il pingue pinguino

Breve componimento semiserio.


La storia del pingue pinguino.


Il pingue pinguino
Pimpante al mattino
Spompato alla sera
Pinguin si dispera.

Il pingue pinguino
Grasso un tantino
Ciccione di brutto
Pinguin mangiatutto.

Il pingue pinguino
Diventato suino
In pietanza brodosa
Pinguin salsa rosa.

Il pingue pinguino
È ormai un salamino
Ed io vi ho narrato
In modo accurato, 

l’ascesa e declino
del pingue pinguino.

mercoledì 13 novembre 2013

Dizionario dei tipi umani: il pirla.

IL PIRLA

La genesi.

Avete presente quel ragazzino urlante e sudato che, quando avevate quindici anni e c’erano le giostre di paese, andava sempre contromano sugli autoscontri? Ecco, se l’avete presente, avete un’immagine perfetta della nascita della figura del pirla.

Questa creatura mitologica nasce indicativamente nella seconda metà del XX secolo. La parola “pirla” è in auge soprattutto nel nord Italia e può avere usi diversi. L’uso più comune è quello riferito al ragazzino stupido che va contromano in autoscontro, sputa sulle finestre, fa la pipì nelle vasi di gerani delle vecchiette  e ruba biciclette; poi, quando gli fai notare che non sono cose proprio carine da fare, ti guarda con quella faccia arrossata e con un sorriso ebete che ti fa esclamare “questo qui è proprio un pirla!”.
Tuttavia, l’essenza del pirla non scompare con la crescita della barba. Anzi, da i suoi migliori frutti con il tempo. Definirei questa fase la “stagionatura del pirla”.

La stagionatura del pirla.

La stagionatura inizia sui vent’anni, quando il nostro pirla in erba è all’università o ha un lavoro e ha appena preso la patente (non c’è un nesso logico tra l’essere un pirla e l’avere la patente, però è in macchina che spesso il pirla da il meglio di sé. Ciò non toglie che esistono centinaia di pirla senza patente, o perché ritirata o perché mai presa.)
Per esempio, pirla sono tutti coloro che non mettono le frecce andando in macchina, per cui, quando andate state guidando e ce l’avete davanti, siete portati ad esclamare “Vaffanculo pirla!”, esponendo, con un gesto di rara grazia, il dito medio fuori dal finestrino.
Ci giungono testimonianze di pirla in giacca e cravatta che, parcheggiato il Mercedes in seconda fila e bloccando il traffico del centro, si mettono a bestemmiare per aver pestato una cacca e pretendono, non si sa perché, che l’ignaro e incolpevole giornalaio lo aiuti a pulirsi.

La fine del pirla

Ma la figura del pirla in giacca e cravatta non deve ingannare: costui è l’eccezione alla regola. Generalmente il pirla è pirla a prescindere, e riesce a coniugare la sua pirlaggine indipendentemente dalle occupazioni quotidiane.
La morte del pirla avviene, in genere, ricevendo una batosta sentimentale/lavorativa (oppure schiantandosi definitivamente contro un autobus perché non aveva rispettato un semaforo).
Questa la situazione tipica.
“Amore, cazzo, ho comprato la Playstat…”
“Non ti voglio più vedere! Vaffanculo pirla!”

martedì 12 novembre 2013

Le avventure di Merdocchio! Capitolo secondo

Secondo imperdibile capitolo della rivisitazione di Pinocchio, inequivocabilmente intitolato Merdocchio. 
Il viaggio del Caffè Corretto ricomincia dove si era fermato, ovvero nel fiabesco mondo della letteratura per bambini. È sempre un piacere per noi impiegare il nostro preziosissimo tempo universitario in queste produzioni letterarie tanto inutili quanto fantastiche.
Buona lettura!

D.

II

A quel punto bussarono alla porta.
- Passate pure, - disse lo stronzo camuffandosi la voce da vegliardo.
Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polentina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polenta di granturco.
Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polentina! Diventava subito una bestia e non c'era più verso di tenerlo.
- Buon giorno, mastr'Antonio, - disse Geppetto. - Cosa fate così riverso a terra?
- Faccio da cera per il pavimento.
- Buon per voi. In effetti non avete un bel colore, state bene?
- Massì compar Geppetto, sono solo stanco...morto. Cosa vi porta da me?
- Le gambe. Sappiate, mastr'Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi un favore.
- Eccomi qui, pronto a servirvi, - replicò l'escremento, soddisfatto per la buona riuscita del suo raggiro.
- Stamani m'è piovuta nel cervello un'idea.
- Sentiamola.
- Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino, che ve ne pare?
- Che idea malsana. Avete pensato ai cinesi? La concorrenza in quel settore è peggio che andar di notte! Per non parlare di Italia's Got Talent: se prima non passate da lì non verrete mai stimato come buon intrattenitore quale siete. Ma che ve lo dico a fare? Siete solo una Polentina.
A sentirsi chiamar Polentina, compar Geppetto diventò rosso come un peperone incandescente, e voltandosi verso il falegname, gli disse imbestialito:
- Perché mi offendete?
- Perché la merda non è caffè!
E infervorato com'era, saltò addosso al cadavere del pover'uomo e lo riempì di ceffoni, di morsi e di pugni.
Esaurite le forze, Geppetto, s'accorse d'aver tra i denti la parrucca tinta a sterco del falegname.
- Rendimi la mia parrucca! - gridò la solita voce mascherata.
Sentitosi in colpa per aver colpito, quello che steso a terra pareva un obiettore di coscienza, gliela rimise in capo e gli giurò amicizia per il resto della vita.
- Dunque, compar Geppetto, qual è il piacere che volete da me?
- Vorrei un po' di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?
- Amico mio, ve lo potrei anche dare, ma a scapito vostro! Rischiereste il fallimento in men che non si dica; perché invece non vi costruite un bel pupazzetto di codesta argilla marrone che c'ho tra le mani? Le vendereste a buon prezzo. Ce n'è di gente disposta a spendere i milioni per delle cagate.
Rifletté a lungo il buon Geppetto e, concluso col dar ragione all'amico suo, rassettò quella materia dalle mani e dai capelli del corpo steso a terra e gli strinse la mano in segno d'amicizia.
- Ci sarebbe ancora una questione compare mastr'Antonio.
- Che volete ancora? - sussurrò la vocina tra le mani di Geppetto, per non far capire che il suono di quelle parole provenisse da lì.
- Non è che avreste un bel bicchier d'acqua? - disse biascicando parole con emissioni nauseabonde, - c'ho un raspino in bocca da prima!

lunedì 11 novembre 2013

CSI: Centro Sportivo Italiano o Ci Sentiamo Indignati?

Lettera aperta al mondo del calcio amatoriale.

Oggi, 10.11.2013, scrivo queste righe a nome della redazione per esprimere la mia indignazione verso un mondo del calcio che non ha più valori. Un mondo del calcio condizionato da minacce, da mancanza di sportività, da casi che sempre più vanno oltre i limiti del semplice sport inteso come momento di svago o intrattenimento. Avete capito di cosa sto parlando; se non l'avete capito state pensando al derby Salernitana - Nocerina, ma i fatti che sto per raccontarvi sono ben più gravosi di una sconfitta a tavolino combinata per semplici minacce di morte.

Il caso in questione è un vero e proprio attacco al giornalismo sportivo del Caffè Corretto! Abbiamo da sempre cercato di riportarvi i fatti, quelli veri, senza mai accettare salami e cotechini poiché a noi, salami e cotechini, piace vederli giocare in campo! Oggi assistiamo ad un impoverimento di valori del calcio amatoriale: gente anoressica in campo, ben pettinati e depilati, gente che alla cena di squadra beve...acqua! Avete sentito bene signori: ACQUA. Solo da questo dovreste capire la mia indignazione; io, che fui giocatore per ben due anni in quella che era una famiglia dai sani valori alcolemici nel sangue, io, che ordinai una Fanta alla prima cena e mi fu ritirata e sostituita con un litro di birra, mi ritrovo oggi a dover esprimere giudizi positivi verso un gruppo di astemi? Oggi non vi racconterò di come il CSI Pralboino abbia vinto in rimonta una splendida partita terminata 6-7, oggi esprimerò la mia indignazione, verso chi ha cercato di corromperci per un voto in pagella più alto.

Questi elementi, espressione di un calcio malsano, non ricordano di parlare con la redazione del Caffè Corretto (ormai punto di riferimento nella cronaca sportiva professionale) e non con la redazione del caffè corrOtto! Da chi ha minacciato il taglio delle gomme (chiaramente della bicicletta) a chi ha giurato di attaccare cacca di cane alle maniglie delle nostre porte di casa; da chi ha minacciato di farci ubriacare per poi violentarci a chi ha giurato di infilarci patate nelle marmitte delle nostre automobili...patate non sbucciate! Questa sorta di mafia che si annida nello spogliatoio ha messo a dura prova il nostro lavoro di cronisti, ma come dei veri eroi non ci lasceremo condizionare da un manipolo di metrosex che han più dimestichezza con palle fuori che dentro al campo.

Perché per noi, il fatto di non venderci, è una questione d'onore! COME CALCIARE UN RIGORE E SEGNARE SICURO! Noi non sbaglieremo il rigore e, con rigore, riporteremo ogni sabato...o domenica...o lunedì (dipende dalle nostre condizioni fisiche) la verità. L'unica verità accertata nella storia dell'umanità, ovvero quella calcistica: dove un rigore sbagliato da un alcolizzato ha meno valore negativo di un rigore sbagliato da pseudo atleti della domenica che arrivano al campo in ritardo per sistemarsi la cresta! Giù la cresta e su i calici, finti calciatori. Il Caffè Corretto non si piega e non si spezza!

domenica 10 novembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio

Donnie Darko
diretto da Richard Kelly

Il filmone, l'unica cosa che dà veramente un senso alle mie domeniche pomeriggio.
Se non siete amanti del pallone e studiare di domenica proprio non ce la si fa, eccomi, ogni domenica con un filmone da proporvi.





> Birra e fica, io non chiedo altro. Dobbiamo solo trovarci una Puffetta per uno.

> Una Puffetta?

> Mh-mh, una che te la dia... qui a Middlesex se la tengono stretta. Ci vuole una bella biondina che allarghi le gambe ai tuoi ordini... come fa Puffetta!

> Puffetta non scopa.

> È una cazzata! Puffetta si scopa tutti i Puffi, Grande Puffo l'ha creata apposta. Stavano sempre a canna dritta gli altri Puffi!

> No, tutti tranne Vanitoso, che è omosessuale.

> D'accordo, sai che ti dico? Lei se li scopa mentre Vanitoso guarda, contento?

> Mmh... Sì, ma Grande Puffo? Anche lui si butta nel mucchio, o...?

> Lui sai che fa? Riprende tutte le ammucchiate, poi in privato le rivede e si ammazza di seghe.

> Prima di tutto, a creare Puffetta non è stato Grande Puffo ma Gargamella. L'ha mandata dai Puffi come sua spia perché aveva intenzione di distruggere il villaggio, ma la “contagiosa bontà” della loro vita l'ha trasformata per sempre. Quanto all'ammucchiata stratosferica tra loro è... è irrealizzabile! I Puffi sono asessuati, non hanno neanche un... un organo riproduttivo sotto quei pantaloncini bianchi! Per questo è così illogico essere uno dei Puffi, perché... che cazzo vivi a fare, se non hai il pisello?


> Che palle, Donnie, perché devi essere sempre il più intelligente?



BUONA VISIONE!


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venerdì 8 novembre 2013

vita da cani: vita da hot dog (2)

Sigla iniziale.
La conduttrice riassume la puntata precedente. 
Grande interrogativo: chi sarà il Lui che ha scosso così tanto la nostra eroina? Il mistero sta per essere svelato...

Parte seconda


Lui: Cornelio Panini! Il figlio del proprietario della Panini&Prosciutto, la più grande catena di fast food rivale della Sandwich&Sandwiches. Suo padre Ottaviano Panini odiava a morte il proprietario del SS, nonché capo di Laurenzia: Carmine Smanganiello.  I due ingaggiavano battaglie legali su battaglie legali da anni ormai sempre con il sospetto che uno rubasse la ricetta segreta della salsa rosa dell’altro in una versione ancora più umoristica del Mr Krabs di Spongebob. I dipendenti ormai erano abituati alle continue sfuriate di Carmine e ai suoi sospetti su chiunque osasse fare domande sugli ingredienti per paura che le “ricette segrete vengano trafugate”. Il primo musulmano che gli aveva chiesto se c’era il prosciutto nel sandwich della casa l’aveva quasi sbranato alle pazze grida di: “Ladro! Spia! Ti farò arrestare! Verrai sbattuto in prigione! Nessuno può fregare Carmine Smanganiello e vivere abbastanza per raccontarlo!”  E la cosa andava avanti da anni ormai. I due proprietari non potevano vedersi.
E allora cosa ci faceva Cornelio Panini lì fuori? Come era bello. Se ci fosse stata della maionese vera nel travestimento di Laurenzia si sarebbe già squagliata tutta sul pavimento. Come era alto, che portamento, che denti perfetti, che ciuffo scuro, che occhi penetranti.
Laurenzia era talmente presa ad ammirare la bellezza sfolgorante di Cornelio da non essersi accorta che questo le aveva appena fatto una domanda. “Come scusi?” Si riscosse Laurenzia.
“Siete aperti? Posso entrare?”
“Emm, sì certo, ma non so…”  Laurenzia lanciò un’occhiata dentro al fast food. Carmine stava sbraitando contro un cameriere. “E tu servi la coca cola al tavolo? Non sai che potrebbero rubarci la ricetta? Che potrebbero essere tutte spie? Dovrei licenziarti per questo!”
“Credo che non sia il caso che lei entri.” Se Carmine faceva scenate su una ricetta segreta che nemmeno lui conosceva voleva dire che era davvero in paranoia quella giornata.
Cornelio sorrise. Che bel sorriso che aveva. “Il signor Smanganiello non approverebbe?”
“Penso che la sbatterebbe fuori a calci. Oppure la denuncerebbe per occupazione abusiva di luogo privato.”
Occupazione abusiva di luogo privato? Laurenzia si diede della cretina.
“Allora farò meglio ad andarmene. Peccato, ti avrei invitato volentieri a pranzare con me.”
Le gambe di Laurenzia cedettero, che caldo faceva nel costume da hot dog. “Ah si?” Era una diva, era una star, era una musa, era la regina dell’universo, era Audrey Hepburn, era Marilyn Monroe. Si spostò indietro il ciuffo con fare seducente, ma questo era tutto sudato e le rimase appiccicato alla fronte. Allora provò a posare con grazia una mano sul fianco, si incastrò nel ripieno del sandwich e la mano le rimase bloccata  dietro la schiena. Facendo finta di nulla sorrise. Ok, forse non era una stella del cinema. Più che Marilyn Monroe al momento si sentiva come la figlia di Fantozzi.
“Non ho mai pranzato con una ragazza hot dog.”
“Nemmeno io. O meglio sì ci pranzo sempre. Con me intendo. Sì perché non posso pranzare senza di me, altrimenti dove andrebbe a finire il cibo? Io sono io. E io sono una ragazza hot dog e quindi ci mangio con me.” Laurenzia avrebbe voluto morire, venire cotta sulla brace come una salsiccia da offrire ai clienti e essere fatta a pezzettini piccoli piccoli prima di essere inghiottita.
“Sai che sei simpatica? Un giorno dovremmo pranzare davvero insieme. Ripasserò!”
E Cornelio se ne andò.
“Non dovrefschti afschcoltare quel tizio. È un bugiardo ed è nofschtro nemico.” Pietro si avvicinò a Laurenzia per metterla in guardia.
Laurenzia guardò disgustata il naso colante del ragazzo coca- cola e pensò al naso dritto e perfetto di Cornelio.
“Non seccarmi Pietro, non puoi capirle certe cose." 
E la giornata diventò improvvisamente rosea.
Il giorno dopo Cornelio passò ancora e anche quello dopo ancora.  E Laurenzia, nella sua testa, già stilava la lista degli invitati al matrimonio.

E un bel giorno Cornelio si avvicinò di nuovo. “Stasera ti va di uscire a cena con me?”

Laurenzia accetterà l'invito di Cornelio o darà ascolto a Pietro? O qualche imprevisto le impedirà di uscire a cena? Lo scoprirete nella prossima puntata.
Sigla finale.

giovedì 7 novembre 2013

Le avventure di Merdocchio!

Introduzione.

Il Caffè Corretto inaugura una rivisitazione in chiave serissima di Pinocchio, capolavoro di Collodi pubblicato nel 1883. Siamo lieti di sottoporre finalmente al grande pubblico questa nuova interpretazione, dopo che per mesi e mesi i nostri autori hanno lavorato sodo sotto le frustate dei nostri editori (che, mi risulta, non esistono).
Il risultato è un racconto di altissimo spessore socio-culturale che, siamo convinti, diventerà una pietra miliare della pedagogia moderna.

Volevamo far scrivere questa breve introduzione a Morandi, il quale però ha rifiutato perché, a quanto pare, non può garantirci l’imparzialità: si sentirebbe troppo intimamente coinvolto e ha preferito rifiutare il compenso dei nostri editori (che, la regia mi ripete, non esistono).

Concludo con un piccolo augurio: quando andate a casa, date una carezza ai vostri figli e non raccontate la solita stronzata della carezza di Giovanni XXIII, ma raccontategli Merdocchio. Dormiranno come angioletti.

D.


Le AVVENTURE di MERDOCCHIO


C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di merda.
Non era una merda di lusso, di quelle profumate, ma una semplice cagata da dopo caffè, di quelle che d'inverno, Dio le maledica, ti fan congelare su una tavoletta scomoda e fredda.
Facile intuire come questo pezzo di merda nacque nella bottega di Mastr'Antonio, detto maestro Ciliegia per via della punta del suo naso sempre lustra e paonazza da tanto beveva. Solo dalla digestione di quest'uomo poteva nascere un simile missile!
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di merda, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
- Ma te guarda che bella cagata; voglio servirmene a concimar l'orticello mio qui dietro, cosicché crescano verze e carote in abbondanza per il minestrone! -
Detto fatto, prese subito lo stronzo tra le mani e fece per impastarlo nel terriccio d'un vaso zeppo di concime, quando sentì una vocina sottile sottile che disse raccomandandosi:
- Oh grullo, che non lo vedi che son figlio tuo? Capisco non sia stato un parto facile, ma arrivar a tanto per liberarsi d'uno stronzo di figlio non ti sembra esagerato? -
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Cagat...volevo dire...Ciliegia!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai potesse essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò dietro ai poster di Ilona Staller, e nessuno; aprì l'uscio di bottega per dare un'occhiata anche sulla strada, e nessuno. O dunque?...
- Ho capito - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca con le mani ancor umide e marroni - si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. -
E ripreso lo stronzo, ci versò sopra un pugno di zucchero, scambiandolo per fertilizzante.
- Oh! Morandi dei poveri?! Non è che mi vuoi cucinare? - gridò rammaricandosi la solita vocina.
Questa volta il maestro Ciliegia restò di stucco, con gli occhi fuori dal capo per lo stupore, colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento, come un affamato mascherone da fontana.
Appena riebbe l'uso della parola, cominciò a dire leccandosi i baffi per l'appetito:
- Sta a vedere che quel sushi dell'altra sera nuotava ancora quando l'ho trangugiato! Con la fame che ho addosso, fanculo pure l'orto. Me lo cucino e me lo mangio se è ancora vivo! -
E così dicendo, agguantò con tutte e due le mani quel povero pezzo di merda, e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza, tingendo la tappezzeria di quel marrone che fa tanto vintage ai giorni nostri.
Poi si messe in ascolto, per vedere se c'era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!
- Ho capito; - disse allora triste e rassegnato con le mani tra i capelli ormai castani - si vede che quella vocina che m'ha dato del Morandi me la son figurata io! Rimettiamoci a lavorare. -
Ripreso a impastare, con le mani ormai inzuppate fin su i gomiti, sentì la solita vocina che gli disse ridendo:
- Mannaggia a te! Con tutti i fertilizzanti che ci son nel 2013, se ti vedessero a impastar merda faresti una figura uguale uguale alla mia! -
Traumatizzato dal rimprovero, il povero maestro Ciliegia cadde giù fulminato. Un infarto. Una fine di merda.
Da terra, il suo viso, pareva trasfigurato, e perfino la punta del naso, da paonazza com'era sempre stata, gli era diventata turchina per mancanza d'afflusso di sangue al cervello.

mercoledì 6 novembre 2013

Recensione libro: L'ombra dello scorpione. Stephen King

L’ombra dello scorpione 
di Stephen King

TITOLO ORIGINALE: The Stand; Anno di pubblicazione: 1978




Immaginate di essere seduti a mangiare un boccone in tranquillità lungo un’interstatale americana, al bar di un benzinaio. È sera, ci sono poche persone che chiacchierano del più e del meno. A un certo punto sopraggiunge lentamente un’automobile, che sembra oscillare come un ramo al vento. E l’auto si ferma poco lontano da voi, vicino alle pompe di benzina.
Vi convincereste che questo è l’inizio di un incubo?

L’ombra dello scorpione di Stephen King è un romanzo post-apocalittico di genere fantasy-horror. L’apocalisse, in questo caso, si chiama Captain Trips ed è un morbo estremamente infettivo e letale, che per una serie di disattenzioni e coincidenze sfugge da un laboratorio segreto della Difesa, da qualche parte negli USA, dove vengono studiate e analizzate queste malattie. Nel giro di poco tempo, quasi tutta la popolazione mondiale viene colpita e sterminata dalla malattia, che si presenta come una superinfluenza i cui sintomi lasciano poco spazio alla fantasia: febbre alta, perdita di coscienza, allucinazioni, cancrena.
Ma qualcuno sopravvive, perché immune. E i sopravvissuti, influenzati da strani sogni in cui compaiono un uomo nero e un’anziana donna, sono costretti a scegliere: della vita “prima” non è rimasto nulla, cosa fare? Ripartire dal rischioso messaggio della vecchia donna ultracentenaria e cercare di ricostruire una società civile o seguire l’ombra nera che trascina verso ovest e il suo sicuro regime del terrore?
Ma non è così semplice scegliere. La tecnologia, infatti, apre le porte del paradiso o dell’inferno. Tutto sta alla nostra volontà, e non esiste alcun purgatorio.


Uno dei romanzi più discussi sui forum online, a quasi quarant'anni dalla pubblicazione, L’ombra dello scorpione si gioca con IT il primo posto dei romanzi “lunghi” di Stephen King ed appartiene, sempre con IT e Le notti di Salem, a un trittico di tre romanzi definiti da molti i più visionari e significativi di tutta la sua produzione letteraria.
 La definizione dei personaggi è impareggiabile (spicca, su tutti, il profilo psicologico di Harold Lauder), le descrizioni sono precise e intense ma mai noiose,  e molto realistiche: la descrizione degli effetti di Captain Trips, l’amicizia tra Tom Cullen e Nick Andros, la saggezza di Glen Bateman, le riunioni, il ritorno verso est sono solo alcuni dei momenti magistralmente tratteggiati da King . E soprattutto, sullo sfondo di un mondo post-apocalittico, il bene e il male smettono di esistere come entità assolute, benché incarnate in due figure chiave del racconto,ma si mischiano in una zona grigia in cui l’essere umano è costretto, attraverso grandi sacrifici (sociali, morali, ma sopratutto umani), a riscoprirsi tale. O in alternativa, rassegnarsi alla violenza e all'estinzione della razza umana.

lunedì 4 novembre 2013

Componimento su una categoria di calciatori dilettanti (o Sui fenomeni)

Componimento semiserio che, con ironia, tratta di un problema sociale e sportivo che sta rovinando il mondo del calcio dilettantistico. Ma che risulta estremamente simpatico agli occhi dei vostri redattori preferiti, i quali festeggiano oggi un mese e un giorno dalla nascita del blog. 

Componimento su una categoria di calciatori dilettanti (o Sui fenomeni)


Non ha di Messi il soldo
E inoltre quasi è calvo,

Non due peli fan foresta
Perché cazzo fa la cresta?

Ostaggio di grappe lisce,
Nessun sa come finisce

venerdì sera distrutto,
steso, al bar del paesotto,

sì sulla panca tramortito,
e con l’inquisitor dito

Non di tattica insegna,
Ma più d’una birra assegna

a tre Neymar malvestiti
calciator ormai falliti.

Fallito sul campo, ma non all’osteria
Dall’alto pulpito, con somma euforia

Sbiascicando pontifica, ma dal suolo
Calma gente! di Bobo ce n’è uno solo!

sabato 2 novembre 2013

CSI: Centro Sportivo Italiano o Caligola Sano Imperatore?

LA CRONACA

PRALBOINO - SAN PAOLO (do Brasil) 4 - 4

La partita comincia in anticipo rispetto all'orario canonico delle 9 a causa delle esigenze dell'arbitro, il signor George Peppard, meglio noto come colonnello John "Hannibal" Smith, ovvero il capo dell' A-Team. Un esiguo numero di spettatori rispecchia l'andamento altalenante della squadra che fatica a trovare la continuità che si addice alle grandi società calcistiche d'Europa. Temperature da circolo po-polare degli anziani.

PRIMO TEMPO

2° Punizione degli avversari, "Young" Moro, di ritorno da un puttan-tour in Asia, effettua una straordinaria parata! Ovazione di bentornato più che meritata;
3° GOL! Sabatigno batte una rimessa laterale su cui arriva l'incornata vincente di "Old" Moro ed è 1-0 per la squadra di casa. L'autore della rete, sentendosi galvanizzato, decide di cominciare ad usare anche i piedi e qui, cominciano i problemi della squadra;
8° GOL! Arriva il pareggio degli ospiti su un eurogol: Tizio crossa dal centro per Tale che, al volo da fuori, la mette all'incrocio! Incolpevoli i nostri che si limitano ad imprecazioni divine motivazionali;
18° GOL! RamOmaR arriva sul fondo e calcia CHIARAMENTE a rete. La palla subisce una LEGGERA deviazione arrivando in porta ed è il gol del 2-1. Calciando, l'esterno del Pralboino, si butta a terra simulando clamorosamente con orgasmi degni del miglior film porno amatoriale. Il dolore sparisce magicamente con la palla che supera la linea di porta. Miracoli del calcio;
20° GOL! Alex T. calcia da fuori portando la squadra sul 3-1. Da rivedere al replay in quanto la rete è contestata a causa di un presunto tocco di "Old" Moro che gli attribuirebbe il gol. Mi sento di assegnare comunque il gol ad Alex T. per un semplice ragionamento: il tocco di palla di "Old" Moro, se avvenuto, è avvenuto di piede sulla linea di porta, secondo voi è possibile che riesca a segnare di piede?

Il primo tempo si chiude al 25°, avaro di emozioni e di battute irriverenti pertanto passiamo al momento clou della partita.

SECONDO TEMPO

2° RamOmaR si getta a terra sfiorato da un soffio di vento. Dalla tribuna si alza un grido: "RamOmaR sei falso!". I suoi gemiti gli varranno, a fine partita, la convocazione per la nazionale pornoattori;
3° Viene espresso il celebre detto "col Gianma presente, il risultato è vincente". Dopo questa gufata le cose sono destinate solo a peggiorare;
4° Sabatigno fa sentire la sua fisicità ad un avversario che precipita al suolo come la vittima di un pestaggio all'americana. "Hannibal" non sanziona il fallo, nonostante ciò Sabatigno commenta con: "Oh! L'è svinìt!";
5° RamOmaR fa sentire la sua proverbiale calma rispondendo cortesemente ad un avversario che gli aveva fatto notare il suo comportamento antisportivo con: "To dit argot?";
7° Dalla tribuna si esprimono commenti sugli avversari. Il peggiore parrebbe essere il numero 4, tuttavia 4 è il numero che compare sulle maglie di tutti sul fronte della divisa, pertanto tutti sono il peggiore;
10° Minuto non casuale. Ci si interroga se la maglia numero 10 indossata da Alex T. non sia un insulto al calcio. Ringraziando il cielo, di partita in partita, sta assumendo un abbigliamento più consono evitando uno stile alla Alberto Camerini ai tempi di Rock'n'roll robot;
12° Giringiro si guadagna una punizione. La palla deviata finisce tra i piedi di "Old" Moro che...beh...non c'è bisogno che vi dica come prosegue l'azione. Esce RamOmaR, entra il pendolino Simù;
13° Il pendolino Simù fa subito sentire la sua presenza calciando palla laddove era finita quella calciata da "Old" Moro;
16° Minuto importante: i padroni di casa si trovano per due volte in superiorità numerica di fronte al portiere avversario ed in entrambi i casi sbagliano il gol che potrebbe significare la vittoria;
17° GOL! Sul contropiede nato dal gol sbagliato poco prima il Pralboino subisce la rete del 3-2, il clima si scalda e "Young" Moro lamenta giustamente la poca incisività sotto rete dei compagni;
19° GOL! Da una palla persa arriva il pareggio dei rivali. Momento difficile, soprattutto se si considera il rosario blasfemo che ha messo a dura prova la cristianità dei tifosi presenti;
20° Espulso Sabatigno. Il fallo era inesistente, per giunta era stato ammonito nel primo tempo per un fallo di "Old" Moro a lui attribuito. Lampante è infatti la somiglianza tra i due e la cecità di "Hannibal";
21° Esce Alex T. ed entra Paul (Pogba). La partita si riaccende prendendo una piega violenta;
23° GOL! Giringiro si guadagna un rigore NETTISSIMO che trasforma senza pietà incrociandolo e spiazzando il portiere, 4-3 e non siamo a Italia-Germania;
25° Non siamo a Italia-Germania 4-3 e infatti arriva il pareggio degli avversari. Degna di nota è l'esultanza dell'autore della rete, che emette versi talmente odiosi da esser definito non aquila, ma aquilone! Delusione degli spettatori al fischio che decreta il 4-4 finale.

LE PAGELLE

"Young" Moro, voto 6. Incolpevole su almeno 2 dei 4 gol subiti, non poteva far di meglio, soprattutto se si considera che rientrava da un puttan-tour caratterizzato da un incalcolabile numero di malattie sessualmente trasmissibili che lo ha colpito e segnato profondamente nel fisico.

RamOmaR, voto 7-. In mezzo al disfacimento totale doveva pur esserci un migliore in campo, probabilmente in questa triste giornata è lui. Dialoga bene con i compagni ed arriva anche al gol. Viene sostituito e da vero supporter viene in tribuna a sostenere la squadra! Forse meritava qualche minuto di più per deliziare la platea con qualche altro orgasmo dei suoi.

John Molo Terry, voto 6. A cena cerca di rubare quadri di volatili ambigui, quando a livello di uccelli non dovrebbe proprio invidiar nessun animale che popola i cieli! Prestazione in campo un po' sottotono per il capitano, che tuttavia regala grandi prestazioni a tavola dimostrandosi comunque un leader.

Sabatigno, voto 6,5. Era il migliore fino all'espulsione, la colpa non è sua e non incide sul voto finale. A stroncare quel mezzo voto vi è la sua fuga dal "battesimo" che è stato effettuato ai giocatori e (purtroppo) a me in seguito alla cena all'Osteria Al Ponte che si trova nel comune di Milzano (frazione). Quando dico Osteria Al Ponte non sto facendo pubblicità occulta bensì vi sto dando il consiglio di andarci a cena e chiedere di essere battezzati per capire cosa intendo.

Alex T., voto 6+. Il fatto che la prima rubrica CSI avesse il titolo di Crime Scene Investigation non autorizza ad entrare in campo come cadaveri. Visibilmente lontano dalla forma ottimale sente il peso di quel numero che fu di Baggio, Del Piero e Ben (Ten). Trova la via del gol con un bel tiro da fuori e forse se ci provasse di più riuscirebbe a trovare il raddoppio. Più coraggio!

"Old" Moro, voto di castità. Vederlo calciare è qualcosa che farebbe perdere l'erezione anche a chi si trova in overdose di pillole blu. La partita non è delle migliori ma arriva al gol e con qualche bisticcio e spinta qua e là si ingrazia la simpatia del pubblico e porta a casa una prestazione che non incide, ma comunque apprezzabile.

Giringiro, voto 6+. Serata no per l'allenatore-giocatore. Paga l'effetto contrario a Sansone: gli crescono i capelli e perde le forze (vedi foto), quelle che servono a far fronte alla sfiga! E di sfiga ce n'è da vendere in una serata in cui le occasioni non mancano, ma il gol non arriva. Riesce a procurarsi il rigore del vantaggio delle illusioni e segna con freddezza, ma non basta a portare i suoi alla vittoria.

Il pendolino Simù, voto 6/ Paul (Pogba), voto 6-. Il pendolino non riesce a incidere come vorrebbe. Esce dal campo e decide di affogare i dispiaceri nell'alcool ormai sua unica soddisfazione. Ubriaco però dall'età di 6 anni, dimostra una certa resistenza fisica all'ebrezza e solo il vino del Ponte riesce a dargli un colorito da conte Vlad. Paul (Pogba) non è in forma. Sbaglia una palla appena entrato, la corsa è lenta, il passo non ha la solita falcata. Si parla di problemi di salute, ma la verità è che giocare con 30 kg di mazza non è semplice per nessuno!

GALLERIA FOTOGRAFICA
La folta chioma del Giringiro:


Ladri di pollame:



Alex T. corrompe il cuoco per non essere "battezzato". Sullo sfondo il Grinch pronto a rovinare il Natale: