domenica 29 dicembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio - ultima domenica, ultimo filmone

Cosmopolis

Ultima domenica dell'anno - ultimo film sfornato da David Cronenberg





> Bisogna riflettere sull'arte di produrre capitali. I greci usano una parola Chrimatistikos, ma va usata con maggiore elasticità. Va adattata alla situazione attuale, perché è cambiato il significato di denaro. I grandi capitali esistono solo fine a sé stessi; non c'è nessun altro tipo di ricchezza. Ormai il denaro ha perso la sua forza narrativa, come l'ha persa la pittura tanto tempo fa. Parla a sé stesso, ormai.
E questa macchina, che io adoro; la luce dei monitor, io adoro i monitor: è la luce del cyber-capitale, radioso e accattivante. Io non ci capisco nulla. Non si ferma mai? Non rallenta? Certo che no. Perché dovrebbe? È fantastico.
Ma tu sai quanto io diventi sfrontata di fronte a tutto ciò che si auto-definisce "idea".
L'idea è tempo, è vivere nel futuro.
Guarda quei numeri che scorrono: mettono in moto il tempo. Una volta invece era il contrario. Gli orologi hanno accelerato l'ascesa del capitalismo, la gente ha smesso di pensare all'eternità e si è concentrata sulle ore, quantificando le ore; ma ore lavoro, per rendere più efficiente il lavoro. È il cyber-capitale che crea il futuro. Tu sai quanto è il valore di un nanosecondo?

> È dieci alla meno nove.

> E quanto sarebbe?

> Un miliardesimo di secondo.

> Il concetto non lo afferro... Ma questo mi dimostra quanta precisione sia necessaria per misurare il mondo intorno a noi.

> Esistono gli zeptosecondi.

> Bene, perfetto.

> Gli ioctosecondi. Un settilionesimo di secondo.

> Perché il tempo è un bene aziendale oggi. Appartiene al sistema del libero mercato. Il presente è più difficile da trovare; lo stanno risucchiando fuori dal mondo per far posto a un futuro di mercati incontrollati ed enormi potenziali di investimento.
Il futuro diventa insistente.
Ecco perché presto accadrà qualcosa, forse oggi stesso, per correggere l'accelerazione del tempo, e per riportare la natura alla normalità.

Afferra il concetto: più è visionaria l'idea, più persone rimangono indietro.
Questo è il motivo della protesta: illusioni di tecnologia e ricchezza, la forza del cyber-capitale che spedirà la gente a vomitare e a morire nelle fogne. Sai qual è il difetto della razionalità umana?

> Qual è?

> Finge di non vedere l'orrore e la morte con cui si concludono le sue macchinazioni. Questa è una protesta contro il futuro. Vogliono tenere a distanza il futuro, vogliono normalizzarlo, impedirgli di far sparire il presente.
Il futuro è sempre integro, e immutabile, nel futuro saremo tutti alti e felici; ecco perché il futuro è destinato a fallire, non sarà mai il luogo crudele e felice in cui vogliamo trasformarlo. Che succederebbe se sapessero che qui dentro c'è il capo della Packer Capital?
Sai cos'hanno sempre sostenuto gli anarchici?


> Sì.

> Dimmelo.

> La carica distruttiva è creativa.

> Questo è ciò che il pensiero capitalista sostiene: distruzione forzata. La vecchia industria va rigorosamente eliminata, i nuovi mercati vanno rivendicati con forza, e i vecchi mercati vanno sfruttati nuovamente: distruggere il passato per creare il futuro.


A SPECTER IS  HAUNTING THE WORLD

THE SPECTER OF CAPITALISM



BUONA VISIONE!

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domenica 22 dicembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio - filmone natalizio

Edward mani di forbice
diretto da Tim Burton

filmone natalizio (con dentro un po' di neve e tanto amore)




- Non è una storia sensazionale? Nessuna domanda? Là, permesso.. si avvicini. -

Qual è stata la cosa migliore della sua nuova vita qui in città?

Gli amici che ho vicino.

- Nessun'altra domanda? -

Ha mai pensato di ricorrere ad un'operazione chirurgica o ad una protesi? Conosco un dottore che potrebbe aiutarla.

Lo conoscerei volentieri..

- Dopo lo spettacolo prenderemo il suo nome.. grazie molte, questo è molto bello. Nessun'altra domanda? Prego. -

Se avesse le mani sarebbe normale..

Questo lo so.


- Ah ah è di spirito. -



BUONA VISIONE! ..e buona lacrimuccia :')


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venerdì 20 dicembre 2013

prenatalizio

Stai camminando per un mercatino natalizio luccicante e profumato,
le coppie fingono entusiasmo per quei presepe,
e i tuoi cosiddetti ruotano al ritmo danzante di Jingle Bell.

Una vecchia spaventata chiama i carabinieri 
perché un tizio vestito di rosso si arrampica sul balcone dei vicini.

Montagne di panettoni ti scrutano attraverso i canditi.
Mentre stappi spumanti che sanno di cose già viste e già dette
noti che quello che ti è rimasto di quest’anno ce l’hai nel piatto:
briciole.

Porca puttana, lo zucchero a velo sui pantaloni nuovi.

“Mamma, ma a Messa bisogna andarci per forza?”

E comunque l’idea della settimana bianca a Madonna di Campiglio non è male.
 Certo, perché congelarmi i coglioni in mezzo alle montagne 
quando posso farlo comodamente spegnendo il riscaldamento di casa mia?

Santo Stefano. Con tutta la sua inutilità.

La cena della Vigilia a base di pesce. Che ti ha sempre fatto schifo.

Il cane che fa pipì candidamente sull’alberello di natale nuovo.
Poi si gira, ti guarda e scodinzolando se ne va.

Una luminaria mezza bruciata
 aumenta il già palpabile entusiasmo.

Per fortuna viene solo una volta l’anno.
Però una scusa per fare festa è sempre buona.
Ci ubriacheremo senza sensi di colpa particolari.
Ci addormenteremo davanti alla televisione.
Penseremo che “anche questo Natale è passato”.

Poi ci sveglieremo con un gran mal di testa,
maledicendo il tempo che vola,
 e sarà già

 2014?




martedì 17 dicembre 2013

Parliamo di cinema

Desolazione: stato di squallore, di triste abbandono, o anche di rovina / dolore profondo, che non ha conforto (dal dizionario Treccani).
Quando ieri ho letto il titolo del film che stavo per vedere al cinema "Lo Hobbit - La DESOLAZIONE di Smaug" non pensavo che con desolazione intendessero la qualità del film.
L'opera ripesca a piene mani dal cinema espressionista tedesco (Nosferatu il vampiro regia di Murnau e Metropolis regia di Lang, per farsi un'idea sul cinema espressionista tedesco) e riesce nella cura dei dettagli e nella fotografia a trattenervi dall'abbandonare la sala. La bellezza delle inquadrature tra i monti è qualcosa che lascia senza fiato, i costumi e lo "sporco" (quello che si dovrebbe vedere, nei film in cui cavalieri si muovono tra fango e merda, ed invece non c'è!!!) rendono realistico il tutto, garantendo una certa immersività nel contesto trattato; il drago Smaug, quando si mette in mostra di fronte al protagonista, è qualcosa di veramente bello. E allora? Cosa c'è di desolante in tutto questo?
Di desolante c'è che non ce ne frega un'emerita minchia! Ci sono un gruppo di nani che dall'inizio alla fine sono letteralmente anonimi, un protagonista che invece di convogliare l'attenzione su di sé riesce a far spostare gli occhi su tutto il resto (Martin Freeman, la colpa non è sua, è che il troppo che ha attorno è veramente troppo) e il signor Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) perde credibilità ed epicità per lasciar posto al...nano baffuto&ciccione?
I toni cupi del film avranno il sapore di camomilla agli occhi della mia generazione abituata a forti contrasti di colore (me compreso) e poi c'è proprio questo problema del non-mi-interessa che riguarda l'andamento della vicenda caratterizzata dai suddetti "nani qualunque".
Dico questo per aprire un discorso più ampio: il cinema dei giorni nostri merita "nani qualunque" o sarebbe meglio concentrarsi sulle vicende del famelico re Leonida ed i suoi 300 spartani, o sugli atti terroristici dei Transformers dell'epilettico Michael Bay?
Paragonare Peter Jackson a Michael Bay è come paragonare il tesoro dei nani alla merda in bulloni dei Trans-formers; il primo è uno dei migliori registi della nostra epoca, il secondo ha la capacità di causare crisi epilettiche (da qui l'epilettico) con le sue "inquadrature Parkinson" che purtroppo stanno facendo sQuola. Dire che Transformers sia il più grande film sui robot della storia del cinema significa dire che il ponte sullo stretto di Messina è la più grande iniziativa architettonica italiana di sempre.
Con i budget di Bay, il mio falegname diventava un regista migliore (semi cit.).
Pacific Rim, regia di Guillermo del Toro, è il miglior film sui robot della storia del cinema, eppure ha un sacco di problemi, stronzate che ti fanno innervosire guardandolo, e questo è dovuto a quello che definirò "effetto melma": su una parete imbiancata una macchia di melma risulta più sgradevole di un angolo pulito in una parete melmosa. Ecco perchè con Transformers i cinema erano pieni e Pacific Rim, viste le spese, vista la campagna pubblicitaria, visti i $ è stato un flop d'incassi.
Non chiedo un Tarantino a settimana, uno Scorsese al mese, un Cronenberg all'anno, un Clint Eastwood bimestrale con scappellamento a destra, chiedo rispetto. Poichè il cinema moderno manca proprio di questa componente: rispetto verso lo spettatore!
Hai voglia un mondo ideale in cui puoi evitare di guardarti i "nani anonimi" perchè nello stesso periodo in sala ti trovi Tim Burton, i fratelli Coen, Ridley Scott, John Carpenter.

INVECE NOOOO!!!!

Perchè l'alternativa Fantasy (uso fantasy in un'accezione molto ampia del termine, non limitandomi a orchi, streghe e fatine) ai "nani anonimi" è...rullo di tamburi..."Thor: The Dark World" ossia "il mondo oscuro" in cui viviamo dove non c'è alternativa, ma rassegnazione!
E se volete ribattere dicendomi: <Beh, nessuno ti obbliga ad andare al cinema...> vi rispondo dicendo che nessuno vi obbliga a guardarvi Gossip Girl, ma in tv fan solo quello!
Strategia di disfacimento culturale o regia erroneamente impegnata nella falegnameria artigianale? Rispondetemi voi. Io mi son rassegnato!

lunedì 16 dicembre 2013

La Corriera


Il racconto seguente è già apparso sull’ultimo numero di Itaca, il periodico di informazione dell’Istituto di Istruzione Superiore Vincenzo Capirola, sedi di Leno e di Ghedi (BS).


Ero in piedi da poco più di cinque minuti, stavo correndo per strada e avevo già il fiatone, sentivo l’ansia stringermi lo stomaco; succede quando la sveglia non suona e hai appena perso l’autobus per andare a lavoro. Se arrivi in ritardo si arrabbiano. Possono mandarti a casa, in punizione, senza farti tornare, e se non torni non lavori. Se non torni non guadagni. Se arrivi in ritardo perdi tutti i soldi. Il tempo è denaro.   
7:24.           
L’orologio mi sorrideva. Ero arrivato giusto in tempo per prendere l’ultima corriera, che sarebbe arrivata solo tre minuti dopo.                         
Posai la ventiquattrore a terra, dalla tasca della giacca presi un fazzoletto di carta e, mentre lo usavo per togliermi il sudore dalla fronte, colpa della fretta non ancora smaltita, ecco che il cuore si bloccò di colpo, come fosse rimasto impietrito dalla visione di un fantasma. Infatti, notai come per le strade del mio paese non ci fosse nessuno. Né vecchi che portavano a spasso il cane, né signorine di  trent’anni in bicicletta, né gente che usciva dal panificio o dal tabaccaio. Tutto era deserto, la vita sembrava non esserci mai stata. Nulla.      
Ci avevo fatto caso perché, una volta arrivato alla fermata del bus, ero rimasto sorpreso di non dovermi impegnare a cercare, come al solito, lo spazio vuoto più comodo per evitare di restare accerchiato dai gruppetti di adolescenti. Quando li vedevo venivo sempre preso di soprassalto dai miei rimpianti più profondi, e star loro vicino mi faceva star male. Avevo semplicemente vissuto male quegli anni.   Sembrava che non avrei dovuto soffrire in quella giornata. La vita solitamente non mi sorride, quel lunedì sembrava farlo, quindi le ipotesi erano due: o dovevo morire quel giorno, o il peggio non era ancora arrivato. Ebbi la sensazione tipica dei presagi peggiori, quelli che si realizzano, gli incubi da cui non c’è risveglio.       
E il peggio arrivò.   Camuffato da autobus.              

Lo vidi arrivare, da lontano, diventava sempre più grande con l’avanzare dei metri, sempre più imponente, finché non si fermò proprio davanti a me. Le luci che componevano il nome della destinazione erano spente. I vetri erano neri, non riuscivo a vederci attraverso. Appena salii a bordo lo constatai nuovamente.   
I passeggeri erano cinque in tutto, annoiati e indifferenti alla vita, non feci fatica a trovare un posto libero, mi sedetti; vicino a me nessuno.       

L’autobus arrivava alla mia destinazione alle 7:58, dovevo timbrare il cartellino alle 8:15. Sulla corriera, quindi, non avevo motivo di temere di non arrivare in tempo. Ma quel giorno la fortuna mi aveva guardato. Non mi fidavo. L’ansia mi spinse a posare un occhio  sull’orologio.       
10:43.
L’insensato era entrato nella realtà. Essa non era più tale.               
Mi sentii smarrito, sentii il nulla che si prendeva gioco di me.          
Com’è possibile? Avevo pensato, in uno stato di profonda disperazione. 
Corsi verso il conducente e piangendo gli chiesi di fermare il bus e aprire le porte.
Questa corsa non ha fermate, viaggia in eterno. Non mi crede? Guardi la data sul suo orologio. 
24 maggio 2184.    
Provai a rompere i vetri.   
Sono infrangibili, è inutile. Era veramente inutile.
 
Implorai gli altri passeggeri, Fate qualcosa! Dissi gridando, ma niente.       
Stanno facendo la cosa giusta e sempre la faranno. Non mi parlarono mai. Non era un brutto sogno, era la mia vita.        

Il tempo sembrava non passare mai, ma era successo davvero. Erano veramente trascorsi tutti quegli anni da quando ero salito su questo bus, solo che non me ne ero accorto; qui nessuno ha mai avuto bisogno di mangiare, bere o dormire, tutti eravamo autonomi, come gli animali in letargo. Quando lo scoprii lo sconforto non fu poco.

Passarono circa centomila anni, quello della noia cominciava ad essere un problema rilevante. Tra l’altro, avevo ancora l’ansia di non riuscire ad arrivare al lavoro per tempo.             
Andai nuovamente dall’autista, prontamente lo avvisai. Gli chiesi, ancora, di fermarsi e farmi scendere. Lui mi rassicurò, mi disse che certamente la situazione era sconfortevole, che influiva sul mio stato d’animo in modo negativo e che avrebbe molto apprezzato il fatto che io non fossi mai salito, ma ciò non gli permetteva assolutamente di farmi scendere.   
Mi tolsi la cintura e provai ad impiccarmi legandola ad un maniglione; riuscii a far penzolare le gambe, la gola come lacerata, i polmoni bruciavano, gli occhi si socchiudevano. Nero.       
Fine.

No.
Ciò non servì.         
Mi risvegliai al mio posto, la cintura alla vita, la gola sana.  
Le dissi che il viaggio dura in eterno. Perché fa i capricci? Non ha più due anni!

Sono ancora qui. Sono passati milioni di anni. Vedi, talvolta, la solitudine e l’angoscia sono così intensi che anche se so che sei solo frutto della mia immaginazione, caro amico fittizio, ti parlo lo stesso. Solo una cosa vorrei che tu imparassi dalla mia storia: se sprecherai la tua vita, quando ti sarai accorto dell’errore fatto, da vecchio, noterai che la disperazione che in quel momento così atroce ti starà facendo compagnia, è la medesima che provo io adesso.
Ti conviene vivere bene. Ti chiederai come.            
Non te lo dico, ma ti svelo una cosa: la stazione di partenza di questa corriera aveva un nome, Egoismo. Cerca altrove la risposta.

domenica 15 dicembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio

Little Miss Sunshine
diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris




> A volte vorrei dormire e svegliarmi solo a diciott'anni. Evitarmi tutta questa merda, il liceo e tutto il resto.

> Conosci Marcel Proust?

> Il tizio che insegni tu?

> Sì. Scrittore francese, perdente assoluto: mai fatto un lavoro vero, amori non corrisposti, gay; passa vent'anni a scrivere un libro che quasi nessuno legge, ma è forse il più grande scrittore dopo Shakespeare. Comunque, arrivato alla fine della sua vita, si guarda indietro e conclude che tutti gli anni in cui ha sofferto erano gli anni migliori della sua vita, perché lo hanno reso ciò che era. Gli anni in cui è stato felice, tutti sprecati: non gli hanno insegnato niente. Perciò, se vuoi dormire fino a diciott'anni, ah pensa alle sofferenze che ti perdi. Il liceo dici? Quegli anni sono il fior fiore delle sofferenze, non ci sono sofferenze migliori.

> Sai una cosa? Vaffanculo i concorsi di bellezza! In fondo la vita è tutta un fottuto concorso di bellezza dopo l'altro. Il liceo, l'università, poi il lavoro... vaffanculo!
E vaffanculo l'accademia aeronautica. Se voglio volare il modo per volare lo troverò. Fa la cosa che ami e vaffanculo il resto.



BUONA VISIONE!

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la qualità in italiano non è delle migliori, se volete scaricare il film vi lascio un buon file torrent


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venerdì 13 dicembre 2013

Il liquore fatto in casa


La residenza scelta per il soggiorno di fine ottobre era da qualche parte sulle Alpi italo francesi. Di stile classico e ristrutturata da poco, aveva un grande atrio con un camino sul lato sinistro, la reception sul lato destro e la scalinata che portava al piano superiore proprio davanti all’antico tappeto al centro della sala. Mr. Walter, un uomo anziano e garbato ma dai modi di fare di qualche secolo prima, accolse loro con grande solennità, al di sotto dell’enorme lampadario di cristallo che illuminava tutto l’ampio atrio. Sembrava non ci fossero angoli bui, in quella sala, ad eccezione delle ombre dei bassorilievi che decoravano le pareti.
Se non ci fosse stato quel lampadario, che comunque stonava con l’arredamento, fu il primo pensiero della signora S, quel posto sarebbe apparso più una chiesa gotica che un hotel a quattro stelle.
Mr. Walter chiamò i fattorini e fece portare i bagagli nella stanza 96 solo dopo aver offerto alla signora S e al marito un cocktail di benvenuto. Sbrigate le formalità dell’arrivo, li volle accompagnare personalmente alla loro stanza informandoli che la cena sarebbe stata servita intorno alle 20 e di quanto era dannatamente, dannatamente felice di averli come ospiti.

Non c’erano balconi nell’Hotel, se escludiamo la grande terrazza da cui si poteva accedere dalle due porte ai lati della scala al primo piano. Questa terrazza, anch’essa da poco ristrutturata, aveva una vista sorprendente sulla valle disegnata dalla statale e dal fiume adiacente. Mr. Walter era solito organizzare pranzi e cene a buffet e aperitivi nei mesi più caldi dell’anno, tuttavia a causa dell’autunno che andava sempre più inoltrandosi decise di far preparare i tavoli all’interno, nella grande sala da pranzo. Qui, le pareti erano vetrate che partivano dal soffitto e scendevano sino al pavimento, lasciate intravedere da tende di un tenue rosso appena accennato. Nel complesso, la sala appariva più slanciata di quanto fosse in realtà.

A causa del freddo che stava arrivando non c’erano molti ospiti, e la signora S e marito furono serviti dal personale in modo principesco. La signora S. notò gli sguardi assenti dei pochi camerieri presenti, segno evidente del fatto che non vedevano l’ora di andarsene a casa e togliersi quegli stupidi  abiti di dosso.
Mr. Walter giunse pomposamente pochi minuti più tardi offrendo loro un liquore alle erbe da lui personalmente preparato e, mentre rimarcava il fatto di essere dannatamente felice di averli come ospiti, li invitò ad uscire con lui per ammirare il panorama alla luce della luna. «Imperdibile», ripeteva in preda a un tic della testa, continuando ad annuire in modo forsennato e anche un po’ preoccupante, con i baffoni  grigi vibranti.

Infilati i cappotti uscirono in terrazza, dove si sentivano sempre più stanchi. La vista della signora S si annebbiava lentamente, per la stanchezza e per il vino bevuto a cena. Sentivano solo il discorso concitato di Mr. Walter che spiegava di come fosse dannatamente imperdibile quel paesaggio e di come si manteneva da vivere nella stagione invernale rivendendo il liquore alle erbe fatto in casa.
Non spiegava alla signora S e a suo marito però, che quel liquore lo manteneva solo quando riusciva a buttare dalla terrazza i suoi ospiti, tramortiti dal cocktail, che dopo qualche ora di soggiorno e una sfarzosa cena si godevano un viaggio sola andata nel buio precipizio, che da lassù sembrava finire nei più profondi e tenebrosi antri della Terra.

martedì 10 dicembre 2013

vita da cani: vita da hot dog (finale_parte2)

Sigla iniziale.
FINALISSIMA!!!! Lacrime di disperazione per la fine di un grande libro. Palpiti di emozione all'idea di sapere cosa succederà. E la risposta alla grande domanda: cosa succederà a Laurenzia? sta per svelarsi...

gran finale


La meta di Pietro e Laurenzia altro non era che un nuovo fast food di recente apertura molto promettente e che già attirava centinaia di nuovi avventori ogni giorno: ToastXTosti.
I due proprietari erano all’interno a supervisionare il lavoro dei dipendenti.
Qui ci voleva un’entrata ad effetto.
Pietro parcheggiò il tandem mentre Laurenzia si diresse verso l’ingresso. Era una dea vendicatrice, era una sexy furia alata.
Porta di vetro.
Testata galattica.
Era solo una pirla.
I due proprietari corsero fuori a soccorrerla. Almeno si poteva dire che aveva rotto il ghiaccio in maniera originale anche se poco elegante.
“Ho una proposta per voi.” Disse Laurenzia ai due dopo essersi ripresa.
Un’ora, una firma e una stretta di mano dopo Laurenzia uscì da ToastXTosti trionfante.

La settimana successiva la città si riempì di manifesti e per diretta conseguenza si riempirono i fast food della catena ToastXTosti. I manifesti sbandieravano: salsa rosa e prosciutto per veri tosti. Vecchie ricette per nuovi toast! Il nuovo fast food decollava grazie ai due cavalli di battaglia dei rivali insieme a locali moderni, messaggi accattivanti e soprattutto prezzi stracciati. La ricetta del celeberrimo prosciutto di montone salato della Panini&Prosciutto era svelata. Nemmeno la ricetta della coca cola avrebbe creato tanto scalpore e portato così tanti clienti.

Laurenzia leggeva il giornale soddisfatta a bordo piscina. Il contratto che aveva stipulato dava i suoi frutti. E che frutti!
“Garçon? Un altro!” disse schioccando le dita e un cameriere venne a servirle altro succo.
Si trovava in Sardegna a godersi una più che meritata vacanza pagata da suoi nuovi “soci”. Aveva proposto ai due proprietari della ToastXTosti le due ricette segrete in cambio di una percentuale sui ricavati della vendita di ogni singolo panino. Avevano accettato senza indugi. La ricetta del prosciutto salato di montone era un’offerta troppo ghiotta per rifiutarla e li avrebbe resi milionari in pochissimo tempo. Con le vendite alle stelle come in quei giorni Laurenzia poteva permettersi vacanze in tutto il mondo tutto l’anno.
Non era più una fallita che aveva mollato l’università, non era più la sfigata ragazza hot dog. Ora era una riccona nullafacente come aveva sempre sognato. Le mancava solo il fidanzato.
Cornelio si era fatto sentire il giorno dopo il furto della ricetta. Prima per minacciarla con una denuncia, ma non aveva la minima prova in mano e quindi aveva dovuto desistere. Poi, una volta schizzate alle stelle le vendite della ToastXTosti aveva provato a sedurla di nuovo. Ma lei aveva rifiutato, seppure a malincuore. Ormai non se ne faceva nulla di un Cornelio qualunque. Il principe Harry è ancora scapolo dopotutto no? Perché no? Non le dispiaceva mica diventare principessa, contessa, duchessa, quello che era.
E Pietro? Facendo uno grande sforzo di volontà, facendo ricorso a tutta la sua onestà e bontà d’animo Laurenzia aveva convenuto che una piccola ricompensa spettava anche al suo più o meno intrepido aiutante. Così lo aveva iscritto in palestra, gli aveva pagato un’operazione agli occhi, terapie con un logopedista e soggiorni ogni mesi alle terme per risolvere il suo disgustoso problema al naso. Aveva cercato se esistessero dei corsi speciali per renderlo meno piattola, ma ancora non ne aveva trovati. Insomma, Pietro era diventato un ragazzo accettabile. Chissà che non ne nascesse qualcosa…dopotutto lui non era più un ragazzo coca cola e lei non era più una ragazza hot dog. Sempre senza perdere di vista l’obiettivo del principe Harry chiaramente.
Cosa ne aveva fatto del suo costume da hot dog? Dopo aver pensato di bruciarlo, farci le decorazioni per l’albero di natale, trasformarlo in un cappotto per il cane, usarlo come copri water aveva deciso semplicemente di appenderlo nell’armadio come ricordo. Per ricordarle ogni giorno da dov’era partita e dov’era riuscita ad arrivare. Anzi dove sarebbe riuscita ad arrivare...
William e Kate in guardia! Laurenzia sta arrivando!


Sigla finale.

domenica 8 dicembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio

Hannah e le sue sorelle
diretto da Woody Allen




Un giorno, circa un mese fa, toccai veramente il fondo. Sai, io sentivo che in un universo senza Dio io non volevo continuare a vivere. Ora... per caso avevo quel fucile che... caricai, tu ci creda o no, e mi misi la canna contro la fronte. E ricordo che pensavo in quel momento "Io mi ammazzo", poi pensai "Mah, e se sbagliassi? E se ci fosse un Dio? Voglio dire, in fondo questo nessuno lo sa di sicuro...". Ma poi pensai "No! Senti, questo 'forse' non basta! Io voglio la certezza o niente". E ricordo chiaramente il ticchettio dell'orologio. E io ero lì seduto, raggelato, con la canna contro la testa, a dibattermi tra sparare o no...
Improvvisamente partì il colpo. Ero talmente teso che il mio dito aveva premuto il grilletto inavvertitamente. Ma io sudavo talmente che la canna era slittata fuori dalla fronte e mi aveva mancato. E subito i vicini stavano bu... bussando alla porta e... e non lo so, era tutto... era un gran pandemonio! E sai io io io non sapevo cosa dire, sai, e... ero imbarazzato e confuso e la mia mente correva a un miglio al minuto. E io... io sapevo una cosa sola, io... io dovevo uscire da quella casa, dovevo proprio uscire all'aria aperta e ritrovare la calma. E, ricordo chiaramente che camminavo per le strade. E camminai, e camminai, e non so che mi passava per la mente. Sembrava tutto così violento ed irreale. E vagai per... non so quanto sull'Upper West Side, sai, ma... ma devono essere state ore! Mi... mi facevano male i piedi, mi martellava la testa e dovevo sedermi. Entrai in un cinema. Io... io neanche sapevo che davano. Av... avevo solo bisogno di un momento per raccogliere le idee e... ed essere logico! E riportare il mondo in una prospettiva razionale.
Andai sopra in galleria e mi misi a sedere. E, sai, il film era un film che avevo visto tante di quelle volte fin da ragazzino. E... e mi era sempre piaciuto. E, sai, io... io guardavo quella gente sullo schermo, e cominciai ad essere preso dal film, capisci? E... cominciai a provare "Come puoi anche solo pensare di ucciderti! Insomma, no... non è stupido! Voglio dire, io... guarda tutta quella gente là sullo schermo! Senti, sono proprio buffi! E... e se anche fosse vero il peggio? E se Dio non ci fosse e tu campassi una volta sola e amen? Beh, non vuoi partecipare all'esperienza? E... e che diamine! Mica è tutta una noia!".
E pensavo tra me "Gesù! Dovrei smettere di avvelenarmi la vita cercando risposte che non avrò mai... e godermela finché dura! E sai, dopo, chissà, insomma, ecco... forse c'è qualcuno! Nessuno lo sa veramente. Lo so lo so... forse è un filo molto sottile per appenderci tutta la tua vita, ma... di meglio non abbiamo!".
E poi piano piano mi rilassai, e cominciai a divertirmi davvero.




BUONA VISIONE!


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sabato 7 dicembre 2013

vita da cani: vita da hot dog (finale_parte 1)

Sigla iniziale.
Laurenzia ha deciso di vendicarsi. Cosa avrà in mente la nostra eroina? E soprattutto, riuscirà nell'impresa? L'attesa sta per finire...


Laurenzia non era esattamente il tipo di ragazza tutta azione e colpi di scena. Aveva compiuto una sola mission impossible e il risultato era stato disastroso: licenziata e scaricata. No, le grandi imprese non facevano esattamente per lei. Ma era stanca di essere considerata come una suola da scarpe da tutti. Era il momento di farsi valere! E non solo si sarebbe vendicata, ma ne avrebbe anche guadagnato qualcosa.
Le armi in suo favore erano: Pietro e la scarsa considerazione che gli altri avevano di lei. Beh, non si potevano proprio dire armi eccezionali, certo una bomba nucleare da far esplodere in faccia a Cornelio sarebbe stato meglio, ma poteva accontentarsi.
Un piano aveva già preso forma nella sua testa…
Come prima cosa doveva farsi assumere alla Panini&Prosciutto. Si presentò all’ingresso di prima mattina, indossando il suo costume da hot dog. Le sue referenze erano “ quell’idiota di Carmine Smanganiello mi ha licenziata perché è psicopatico!” Venne assunta. Insultare gli avversari è sempre un ottimo metodo nei casi più disperati.
E di nuovo si trovò in strada a distribuire volantini sbeffeggiata da tutti. Ma ormai non le importava più niente perché sapeva che sarebbe durato ancora per poco, presto, molto presto gli altri si sarebbero inchinati al suo cospetto e l’avrebbero adorata e venerata. L’idea di diventare dittatrice non le dispiaceva affatto, ma era troppo faticoso. E soprattutto c’era il forte rischio di venire ammazzata. No, meglio lasciare perdere. Dopotutto anche la sua idea non era per niente male.
La settimana trascorse, Cornelio per fortuna non si fece mai vedere. Il martedì, giorno di chiusura Laurenzia si presentò ugualmente al lavoro con tanto di costume. Sapeva che ci sarebbe stato solo Boris, il direttore di sala chiamato amichevolmente (o forse no) Stalin un po’ per i suoi baffi, un po’ per il suo caratterino affettuoso e la sua simpatica abitudine di spedire chi commetteva errori “NEI GULAG!” ovvero in bagno.
Boris le aprì la porta. “ Siamo chiusi oggi, non ti ricordi?” le disse lisciandosi i folti baffi.
“Davvero? Oh si che stupida!”, risatina da oca giuliva che funziona sempre. “Posso entrare solo dieci minuti? Penso di aver dimenticato un orecchino in cucina.”
“Un orecchino? E non puoi cercarlo domani?”
Laurenzia finse di scandalizzarsi, “me lo ruberanno senz’altro. E quell’orecchino apparteneva alla mia bis bis nonna, un dono di fidanzamento da parte del suo primo ex marito che lo aveva…”
“Va bene entra! Ma stai zitta!”
Laurenzia si fiondò in cucina. Boris la seguì con lo sguardo per un attimo, poi decise che probabilmente era troppo stupida per combinare qualche disastro e la ignorò.
Ora Laurenzia doveva solo trovare due cose: la ricetta segreta della salsa rose del SS e la ricetta segreta del prosciutto di montone salato della Panini&Prosciutto. Trovò la ricetta della salsa immediatamente, spiattellata in bella vista sul muro. Quella del prosciutto sarebbe stata più difficile e non poteva rubare semplicemente una fetta di salume perché sapeva che il tocco magico e inconfondibile veniva dato alla fine, proprio per evitare furti di quel tipo. Dove poter cercare? Pensa come Cornelio, pensa come uno sporco traditore con un sorriso divino e l’animo di un porco. Dove potrei mai nascondere qualcosa? Sono bello, anzi bellissimo, vanitoso, mi specchio in tutte le vetrine. Ecco, nasconderei la ricetta dietro a uno specchio così che tutte le volte che mi guardo vedo non solo quanto sono bello ma mi ricordo anche di quanto sono ricco. Possibile che…Laurenzia entrò in bagno e dietro lo specchio trovò proprio quello che cercava. Un fogliettino spiegazzato con scritta la ricetta del prosciutto! Conato di vomito a leggere come era fatto. I fast food facevano proprio schifo.
Perfetto. Missione compiuta! Ora doveva solo uscire di lì e correre. Era a pochi metri dalla porta quando questa si aprì e Cornelio comparve. Laurenzia aveva dimenticato quanto fossero folti e scuri i suoi capelli. Ok, no, non l’aveva dimenticato, ma ormai non aveva importanza. Cornelio la vide e strabuzzò gli occhi notando il foglietto che teneva tra le mani. “Fermatela!” Gridò, ma Boris non lo sentì. Laurenzia corse verso Cornelio che la bloccò circondandola con le braccia. Mi sta abbracciando! No Laurenzia, svegliati e scappa! Lo spinse e corse fuori. Correre è un po’ esagerato, piuttosto diciamo che barcollò grondante di sudore. Per fortuna che fuori c’era la sua arma segreta, il suo intrepido aiutante pronto ad assisterla.
“Laurenfschia fschono qui!”
Pietro era venuto a prenderla in tandem con tanto di casco e ginocchiere. Laurenzia era sempre più convinta che una bomba nucleare sarebbe stata la soluzione migliore, ma non aveva tempo di lamentarsi. Salì come meglio poté in tandem e pedalò via con Cornelio che sbraitava dalla porta del fast food e Pietro che tra una tiratina di naso e l’altra fischiettava una canzone di Pupo.

Laurenzia sorrise, il piano procedeva come previsto. Mancava l’ultima tappa e poi lei non sarebbe più stata una ragazza hot dog!

Un bel trionfo per Laurenzia! Ma qual'è la meta del suo viaggio? E quali conseguenze avrà nella sua vita. Un po' di pazienza, lo scopriremo solo nella prossima puntata.
Sigla finale.

giovedì 5 dicembre 2013

Dizionario dei tipi umani: Nonno e Nipote

volevamo farvi commuovere


Dizionario di tipi umani: Nonno e Nipote.

Le democrazie occidentali sono qualcosa di estremamente complicato. Sì, l’immagine giusta per descriverla è un enorme grattacielo di vetro, fragilissimo, che si muove grazie a geniali aggeggi che però non conducono il grattacielo in una direzione ben definita (ragion per cui, tra l’altro, in questo grattacielo ognuno fa come gli pare).
Ora, cosa c’entra questa metafora scadente con il titolo del post?
Assolutamente niente.

Infatti oggi parleremo di qualcos’altro.
Vedete, fin dall’alba dei tempi, è esistita una figura sociale che è rimasta immune ai cambiamenti sociali, economici e politici. Questa figura c’era già ai tempi dei Faraoni, c’era già a Roma, così come c’era già in tutti i bei tempi andati eccetera eccetera.
La figura in questione nacque quando una coppia Homo Sapiens, lui cacciatore, lei casalinga, decise un giorno di essersi rotta le palle e di voler fare una gita per i fatti suoi, per rilassarsi e si suppone per fare qualcos’altro.

E qui l’inghippo: dove avrebbero messo il marmocchio?

Magicamente, Nonno Sapiens apparve sulla porta (non so se le caverne avessero le porte, ma non sono Piero Angela;  l’atto di “apparire sulla porta” crea pathos). Non sappiamo se i quattro personaggi si resero conto della svolta epocale di cui erano protagonisti. Quel che conta è che Nonno Sapiens prese per mano il marmocchio e lo portò con sé verso un tramonto radioso, creando una nuova figura sociale: Nonno e Nipote.

Nonno e Nipote sono imprescindibili. Sono un fenomeno paragonabile forse solo alla Trinità: due persone in una, insieme per formare qualcosa di magico, dalla notte dei tempi!
Nonno e Nipote sono come lo ying e lo yang, l’alfa e l’omega, la notte e il giorno e, se permettete il paragone arcaico, la polenta con lo stracchino.

Ma ora facciamo un passo indietro. Vi ricordate del grattacielo di vetro di cui stavamo parlando?
Ecco, la prossima volta che vedete un Nonno che insegna a un Nipote ad andare in bicicletta, pensate che quel grattacielo smetterà, almeno per un attimo, di essere fragilissimo e diventerà la fortezza più indistruttibile e sicura del mondo.


Ora che vi ho fatto anche la morale, potete aspettare trepidanti le prossime voci del Dizionario.

martedì 3 dicembre 2013

Riflessione post alcolica

Ti vogliono far credere che bere fa male al fegato, ma non sanno che tu sai che ridere fa bene al fegato.

Quindi sbronzati: fanno più male i sensi di colpa dell’alcol.

E poi diciamocela tutta, se credi che l’alcol faccia davvero male al fegato, dovresti anche credere che ridere fa bene al fegato.

Inoltre è stato scientificamente dimostrato che le due cose si compensano, come puoi vedere dall’equazione sottostante.

Equazione post alcolica

Più alcol=  male al fegato
Più risate=  bene al fegato


Più alcol=più risate

=

sbronzati



 Se ci aggiungiamo che tanto morirai comunque, il problema si dissolve e sei pronto al prossimo brindisi.

domenica 1 dicembre 2013

Il filmone della domenica pomeriggio

SLC Punk - Fuori di cresta
diretto da James Merendino

Primo film della serie "roviniamo un filmone traducendo il titolo in modo stupido"




> Oh time out! Avrei una cosetta da chiedervi se è lecito. Voi credete nella ribellione, nella libertà e nell'amore, giusto?
E voi siete divorziati. L'amore ha fallito.
Secondo: mamma tu sei new age, ti aggrappi ad ogni infima religione orientale capace di giustificare perché il suddetto amore abbia fallito.
Terzo: papà tu sei un borghese, uno scaltro avvocato, bene, non c'è davvero bisogno di aggiungere altro non ti pare?
Quarto: hai lasciato New York, La Mecca, il fulcro della cultura, per lo Utah... il nulla, per non cambiare nulla, anzi per perpetuare il ciclo del denaro, del fascismo e della trivialità. Il vostro movimento di popolo, con il popolo e per il popolo non ti ha lasciato… niente! Vi nascondete dietro una patina nostalgica di un “droga, sesso e rock'n'roll”, oh kumbaya!
Io sono il futuro! Sono il futuro di questa grande nazione per la quale tu papà, con arroganza estrema, hai voluto salvare il mondo! Sentite io ho la mia tabella di marcia: Harvard out, Università dello Utah in. Avrò il massimo dei voti in danneggiamenti. Io vi voglio bene, non mi fraintendete, per voi pulsa ancora, ma per la prima volta in vita mia, ora che ho 18 anni, vi posso dire: Andate a fare in culo!

> Steve, non mi sono venduto: ho comprato un futuro. ..Tienilo a mente.
Ah... quel ragazzo diventerà un grande avvocato!



BUONA VISIONE!



Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana