Abbandoniamo finalmente quel paesino infernale che è Los
Arcos. Fuggiamo tentando di dimenticare tutta la linfa vitale lasciata sulla
strada polverosa e assolata che abbiamo calcato per quegli ultimi, terribili,
cinque chilometri.
Siamo diretti per la notte nella città di Logroño, capoluogo
della regione della Rioja. Anche oggi temiamo l’arrivo in città, ricordando il
duro arrivo a Pamplona. Ma abbiamo ancora più di venti chilometri di campagna da
affrontare, passando prima per i due piccolissimi centri abitati di Sansol e
Torres del Rio che, come molte altre cittadine già incrociate, si erge su una
collina attorno alla Iglesia dove il campanile svetta su tutte le altre
costruzioni in mattoni.
Oltrepassato
il confine tra la Navarra e la Rioja siamo a Viana, ed entriamo quasi in vista
di Logroño. Il sole inizia a battere impietoso: è quasi mezzogiorno ed è pur
sempre il 2 agosto.
Nonostante dicano che la Rioja sia una delle
regioni più verdi e lussureggianti, il Cammino si inerpica tra le colline
tramite stradine non asfaltate dove, spesso, non ci sono nemmeno alberi e fonti
d’acqua (per non parlare di bar o negozi di alimentari, ormai diventati un
miraggio).
Entriamo a Logroño, di cui risparmiamo volentieri la narrazione della faticosa entrata in
città, che avviene lungo una stradina asfaltata color viola che in teoria
dovrebbe evitare il passaggio nella zona industriale: il risultato è un
percorso senza un filo d’ombra né un posto per sedersi perché attorno a noi
tutto è cementificato. Fortunatamente, ad alleviare la stanchezza, all’entrata
in città c’è la figlia di Felisa Medel, donna nota sul Cammino per accogliere i
pellegrini regalando fichi, fragole e altra frutta. C’è una targa che la
ricorda.
Il giorno
dopo fuggiamo da Logroño e ci immergiamo nella campagna, finalmente verde e
rigogliosa come racconta la nostra guida. Fuori città incrociamo la bellissima
cittadina di Navarrete, che dista quasi 20 chilometri dalla nostra meta: Nàjera.
Il morale
ricomincia a salire: a Nàjera raggiungeremo quasi duecento chilometri di
Cammino e non vediamo l’ora di arrivarci. Il Cammino in quel giorno è molto
rilassante, tra lievi saliscendi in mezzo ai vigneti e agli olivi. Anche il
tempo è dalla nostra parte perché non c’è più il sole a picco del giorno prima,
il cielo è velato da uno strato di nubi bianche e grigie, che rendono la
giornata molto rinfrancante e piacevole.
Dopo
quasi tre ore di marcia, siamo in dirittura d’arrivo a Nàjera, una delle città
più belle incontrate sul Cammino. Un fiume divide in due la città e gli argini
puliti e alberati permettono ai pellegrini una sosta davvero rigenerante, stesi
sul prato a chiacchierare e dormire, bevendo vino e facendo spuntini.
La sosta
a Nàjera è troppo bella per essere vera, qualcuno vorrebbe fermarsi qui in
vacanza, qualcuno a vivere. La mattina dopo facciamo colazione e ripartiamo
allegramente verso la Castilla y Leòn, salutando quel piccolo angolo di
paradiso chiamato Nàjera.
Siamo
ancora abbastanza fortunati, c’è qualche nube che ci regala un’alba colorata e
indimenticabile e un riparo dal sole cocente. La meta di oggi è Santo Domingo
de la Calzada, una tappa piuttosto breve (solo venti-ventidue chilometri di
marcia), verso un altro dei luoghi più caratteristici del Cammino: ci sono
tante storie legate a questa città. San Domenico è infatti un famoso monaco
benedettino dell’XI secolo che ha dedicato tutta la vita all’accoglienza dei
pellegrini diretti a Santiago. Avventurandosi nei vicoli si può chiedere in giro delle vicende quasi leggendarie di questa città.
Siamo
quasi in Castilla y Leòn, una delle regioni più importanti della Spagna, il cui
confine verrà attraversato l’indomani, dopo la sosta a Santo Domingo de la
Calzada.
Qualche
chilometro dopo raggiungiamo la nostra meta, dove ci godiamo i nostri primi duecento chilometri di Cammino, brindando con gli altri pellegrini e rilassandoci sotto il cielo argentato.
Continua…
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