Il treno parte da Bayonne, cittadina sulla costa francese, e
si insinua nei nuvolosi Pirenei giungendo a Saint Jean Pied-de-Port dopo 2 ore
e mezza circa di viaggio. Scendiamo dal treno con altri viaggiatori e iniziamo
a dirigerci verso il centro del paese. Credenciàl in tasca, scambiamo i primi,
spaesati sguardi con quelli che saranno i nostri compagni di Cammino. Questa è
Saint Jean, un pomeriggio di una giornata di fine luglio 2011…
A Saint Jean si respira un’aria diversa. Questo piccolo
paesino è l’inizio simbolico del Cammino Francese, la valle attraverso cui i
pellegrini di tutta Europa passano (e passavano) per dirigersi verso Santiago
de Compostela. Altri preferiscono passare dalla costa, in quello che viene
chiamato Cammino del Nord.
Prendiamo posto nell’Albergue di Saint Jean insieme ad altri
pellegrini e lì riposiamo in attesa della mattina successiva. È una situazione
che se non si vive difficilmente si può descrivere: il fatto di trovarsi lì con
altre persone da tutto il mondo, in attesa di iniziare un’ignota avventura, ti
fa sentire più vivo che mai.
I gestori dell’Albergue
offrono la colazione dalle 5 del mattino: questo vuol dire una tavolata di
pellegrini che si chiedono pane, burro e marmellata in tutte le lingue del
mondo (con risultati alquanto buffi). Quando ci svegliamo, alle 5.30, alcuni
sono già partiti, altri si preparano bisbigliando nel buio, molti stanno già
facendo colazione.
Zaino in spalla, mappa in mano, occhi assonnati, alle 6.15
inizia la scalata ai Pirenei. E il nostro lungo
Cammino che ci porterà a Santiago.
I Pirenei, e chi li ha oltrepassati a piedi lo sa bene, sono
un susseguirsi di colline e saliscendi più o meno ripidi, sempre battuti da
venti gelidi. Sì, anche il 30 luglio quando noi siamo partiti. Alle altitudini
più basse si trovano boschi umidi e, man mano che si sale, il paesaggio è
sempre più spoglio e brullo, nel senso che c’è solo erba, sole, nuvole, vento e
un incredibile senso di essersi staccati dal mondo. Ma la fortuna ci ha
assistito e non abbiamo preso pioggia, le nuvole andavano e venivano portate
dal vento.
Nonostante lo scarso
allenamento e lo zaino pesantissimo, ci siamo fatti forza e non abbiamo
mollato, rincuorati anche dagli indimenticabili paesaggi che ci si spalancavano
davanti.
Ma l’atmosfera ripaga lo sforzo del primo giorno di Cammino e
l’apparente solitudine è alleviata dalla compagnia di pecore al pascolo e
cavalli allo stato brado. La strada prosegue costeggiando i picchi più alti dei
Pirenei. Non mancano ovviamente tentativi di parlare con gli altri pellegrini,
nonostante la nostra conoscenza di una lingua diversa dal dialetto bresciano
sia più che altro un’illusione.
La strada prosegue fino a diventare una piccola striscia
d’asfalto in mezzo alle montagne.
A volte la strada sparisce del tutto e lascia
i pellegrini da soli ad orientarsi grazie a paletti di legno piantati
nell’erba, e tutti noi siamo presi dagli stessi pensieri: quanto è lontana casa?
Quanto siamo fortunati a vivere questa esperienza e a poter ammirare tanta
bellezza?
Oltrepassiamo il confine tra Francia e Spagna per entrare
quindi in Navarra. Ci sentiamo già un po’ più immersi nell’ atmosfera
sangria-e-paella, e il pensiero ci da la forza di proseguire sulla strada per
Roncisvalle: inizia poco dopo infatti la discesa verso il luogo mitico in cui
trovarono vita le imprese di Carlo Magno e del Paladino Orlando, cantati dai
trovatori medievali nelle loro Chanson de Geste.
Giunti a Roncisvalle, ceniamo con una famiglia americana e
una coppia di tedeschi. Tralasciando la qualità della cucina, dopo cena, alle
ore 8.45 in punto, siamo già tutti quanti stesi nel letto. I Pirenei ci hanno
massacrato. Dopo aver puntato la sveglia alle 5.30, non senza qualche “ma chi
me l’ha fatto fare”, cadiamo tutti quanti in un sonno profondo.
Ma il giorno dopo siamo ancora più carichi.
Troppo bello!
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