domenica 30 marzo 2014

Il filmone della domenica pomeriggio

Memento
diretto da Christopher Nolan






Devo credere in un mondo fuori dalla mia mente.
Devo convincermi che le mie azioni hanno ancora un senso, anche se non riesco a ricordarle.
Devo convincermi che, anche se chiudo gli occhi, il mondo continua ad esserci... allora sono convinto o no che il mondo continua ad esserci? ...c'è ancora? ...sì.
Tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo, io non sono diverso.

...Allora, a che punto ero?




BUONA VISIONE!

streaming firedrive ITA (pt.1 - pt.2)

streaming rapidvideo ITA

streaming putlocker ENG


Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana 

mercoledì 26 marzo 2014

#BibliotecaIdeale: Daniel Kehlmann, È tutta una finzione

Ti ricordi ancora di quando andavi a scuola? Della geometria analitica? Niente paura, non ho intenzione di annoiarti più del necessario. Ma devo descriverti una certa curva e le sue strane esperienze. Un semplice esempio: la funzione y=4/x. Se x è uguale a quattro, fa… - giusto: uno. Se è uguale a tre fa quattro terzi o anche 1,3 periodico, un numero ottuso, senza humor né eleganza. Se x è uguale a due… - esatto, il risultato è due. Uno: il risultato quattro. E zero?
Appunto. Vorrei sapere se esiste una sola persona cui non vengono forti vertigini, cui non viene un brivido freddo nelle ossa e che di colpo non sente la gelida vastità del cosmo intorno a sé, se solo prova ad immaginarsi seriamente cosa succede al quattro quando lo dividiamo per zero. Il matematico la fa facile e scrive con una parola sottile “indefinito” accanto all'equazione, ammissione che la sua scienza esce fuori dai binari quando prova ad avvicinarsi al puro terrore e alla semplice eternità. E la geometria? Traccia il percorso della curva che da entrambi i lati dell’intersezione degli assi sale lentamente per poi di colpo, quanto più si avvicina all'asse, inclinarsi sempre di più e infine, sugli ultimi millimetri, schizza in altro, oltre lo spigolo del foglio, verso il nulla. Si chiama punto all'infinito e la figura che ne viene fuori somiglia alla sagoma di un vaso di fiori panciuto, il cui collo, invece di terminare come sarebbe d’uopo dopo un paio di centimetri, si perde in un cielo nebuloso. Mi ricordo ancora che dovetti reggermi ai bordi del mio banco traballante quando seguii per la prima volta il percorso di questa povera e semplice curva: nasce tra gli infimi numeri quotidiani, cresce davanti ai nostri occhi, per un attimo assume il valore di “indefinito” e si inclina di nuovo, riscende là da dove era venuta. Ma era lì, per l’amor dei Dio, era davvero lì! Sotto i nostri occhi una linea, il prodotto dei nostri freddi calcoli, ha superato i confini del mondo e ora ritorna, come se niente fosse successo.
O i numeri irrazionali. Con cosa moltiplichiamo una semplice linea, quando vogliamo convincerla a fare un giro intorno a se stessa e creare un cerchio? Si parla con disinvoltura del Pi greco e si traccia una lettera dell’alfabeto ellenico che di profilo somiglia a un ovolo malefico, ma cos'è veramente? Sì, cos'è veramente…? Un tre con infinite cifre dopo la virgola. Per l’esattezza infinite e diverse. Ogni calcolo della circonferenza, chiunque lo esegua, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo, è impreciso, perché si basa su un numero inafferrabile, sempre, in qualsiasi circostanza. Si parla di “valori approssimativi”, ma significa semplicemente che si prendono altri numeri sull'orlo dell’intoccabilità dall'aspetto simile. Tuttavia, tra di essi passa una tetra infinità zeppa di cifre che non può essere superata. Il Pi greco, creato dallo spirito, si sottrae allo spirito; non raggiunge più l’infinito. Voi professori, avvolti nella polvere del gesso, rispondetemi! Non è sotto gli occhi di tutti come qui, ancor prima di tutte le cose, di tutta la materia, penetri nel mondo qualcosa di inquietante? Qualcosa di simile a un riflesso precoce, una premonizione del male? E quella piccola curva che attraversa l’infinito…non vive una forma distorta e geometrica di resurrezione?

In ogni caso, quello che notai la prima cauta volta in cui mi occupai del mondo dei numeri fu che nel cuore delle cifre, delle equazioni e delle frazioni, sfuggente e duro come la perla dentro un’ostrica sonnecchiante, c’è qualcosa di estraneo. Qualcosa che, quando lo osservi, può inquietarti, come se ti trovassi tra due specchi o su un punto panoramico e guardassi in profondità. Credimi, per avere degli incubi basta molto meno della scoperta che nel cuore della matematica si annida il germe della follia.



Tullio Pericoli, Colpo d'occhio, 1984.

domenica 23 marzo 2014

Il filmone della domenica pomeriggio

eXistenZ
diretto da David Cronenberg






> Io non voglio stare qui.

> Falla finita Pikul, ti sta solo prendendo un attacco di ansia da giocatore principiante.

> Non mi piace qui... non so che sta succedendo. Procediamo improvvisando continuamente in questo informe mondo le cui regole e obiettivi sono sconosciuti, apparentemente indecifrabili, per non dire che forse nemmeno esistono. Sempre sul punto di essere uccisi da forze di cui ignoriamo il senso.

> È la descrizione precisa del mio gioco.

> È la descrizione di un gioco che non troverà un mercato.

> Ma intanto lo stanno già giocando tutti.



BUONA VISIONE!

streaming youtube ITA (a pezzi)

streaming videopremium ITA

streaming putlocker ENG


Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana

martedì 18 marzo 2014

#BibliotecaIdeale: Seneca, La brevità della vita

Cari amici, 
abbiamo deciso creare uno spazio, una libreria in cui proporvi ogni settimana un libro che secondo noi merita di essere letto. Classici, gialli, fantasy, narrativa...una vera e propria Biblioteca Ideale!

Il primo libro classico che mettiamo in questa Biblioteca è La brevità della vita di Seneca.
(per l'idea si ringrazia Massimo Beccarelli, che ha lanciato l'hashtag #BibliotecaIdeale su Twitter e sul suo blog)



Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani né lo teme. Non c’è ora che possa apportare una nuova specie di piacere. Tutto è già noto, tutto goduto a sazietà. Del resto la sorte disponga come vorrà: la vita è già al sicuro. 



 Non c’è dunque motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo. Come credere che ha molto navigato chi la tempesta ha sorpreso all’uscita dal porto menandolo qua e là in un turbine di venti opposti e facendolo girare in tondo entro lo stesso spazio. Non ha navigato molto, ma è stato sballottato molto.


Seneca, De brevitate vitae, VII.

domenica 16 marzo 2014

Il filmone della domenica pomeriggio - in Italia manco in DVD

Triangle
diretto da Christopher Smith






> Oh vieni a dare un'occhiata... é la stessa nave. Quest'affare è vecchio.

> 1932, è la stessa.

> Ecco dove siamo saliti...

> Eolo.

> Eolo era il Dio greco dei venti e padre di Sisifo, l'uomo condannato dagli Dei allo sforzo di spingere una roccia su una montagna solo per vederla rotolare di nuovo indietro.

> Che punizione di merda, che aveva fatto?

> Ha ingannato la morte. ...No, ha fatto alla morte una promessa che non ha mantenuto.
L'ho studiato ma non riesco a ricordare.




BUONA VISIONE!

streaming nowvideo SUB ITA (dategli un po' di vantaggio e si carica)

streaming youtube ENG



Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana 

martedì 11 marzo 2014

Cammino di Santiago - Pamplona e la Navarra

Da Roncisvalle, passando per Pamplona verso Puente la Reina

Roncisvalle la mattina dopo è fredda: abbiamo ancora nelle ossa i venti gelidi dei Pirenei.

La guida dice che a pochi chilometri c’è un bar aperto in cui poter mangiare qualcosa, e naturalmente per questi pochi chilometri ci trasciniamo come dei sacchi di patate. Poco dopo, comunque, siamo già immersi in piena Navarra, regione ricca di piacevoli colline e vigneti che si estendono fin nella regione della Rioja, nota per la prelibatezza dei suoi vini.


In Navarra è un piacere camminare: sole, verde, una leggera brezza estiva e niente traffico o inquinamento. Se non fosse per lo zaino che ci sta spezzando la schiena sembrerebbe la gita domenicale sui colli del Lago di Garda.


 Ci stiamo dirigendo a Pamplona, capitale della Navarra stessa, città nota principalmente per la famosa festa di San Firmino e per le bellissime bianche mura che circondano il centro storico. Tuttavia prima di arrivarci abbiamo ancora parecchia strada da fare, strada che percorriamo a cuor leggero, iniziando a conoscere anche altri viaggiatori e perdendoci nella tranquillità e nella quiete che sembra abitare queste piccole valli.
L’arrivo a Pamplona è previsto il terzo giorno di Cammino, nel mezzo ci sono spuntini, chiacchiere, mal di piedi e l’incoscienza dei parecchi chilometri che devono passare sotto le nostre scarpe.



Alla fine, dopo tanti chilometri, ci siamo quasi.

L’arrivo a Pamplona è stato fisicamente e psicologicamente molto duro. Il passaggio nelle città lo è sempre. Dopo tre giorni e tante ore passate tra boschi, piccoli fiumi e silenzio, ci siamo trovati catapultati in una grande città rumorosa e inquinata. Ma che però, almeno nel centro storico, non ha perso la sua bellezza.



Le bianche mura che circondando il centro storico sono raggiungibili dopo aver attraversato un antico ponte romano sul fiume Arga, il Puente de Magdalena, e sono un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Fortunatamente, il centro storico è più tranquillo del resto della città ed è lì che ci dirigiamo alla ricerca dell’Albergue.

Ci accampiamo allora nell’Albergue gestito dalla Iglesia locale. Dopo una doccia e una passeggiata (!), decidiamo che la buona forchetta italiana non può aspettare: pastasciutta! Condividiamo la cucina con alcuni tedeschi e alcune cinesi, con cui ovviamente comunichiamo a gesti, visto che loro non sanno il dialetto bresciano.

Indimenticabile è il tramonto che abbiamo ammirato dall’alto delle mura, qualche ora più tardi. Purtroppo la mia macchina fotografica non rende giustizia.


Il giorno successivo, dopo una dormita rinvigorente, ripartiamo con non poche preoccupazioni: ci aspetta il temuto Alto del Perdòn che, a dispetto del nome, non sembra essere particolarmente benevolo verso chi è partito senza uno straccio di allenamento - come noi. Però siamo rinfrancati dal fatto che abbandoniamo Pamplona e il suo rumore per ributtarci nella tranquillità delle stradine di campagna, che tra poco saranno circondate da campi di girasoli a perdita d’occhio.


L’Alto del Perdòn si nota subito fin dalla periferia della città: è una montagna che risalta tra le dolci colline su cui spiccano le gigantesche pale eoliche, visibili anche dalla periferia estrema da dove il sentiero riparte verso ovest…


Ed è lì che ci dirigiamo, passando prima in un piccolo paesino chiamato Cizur Menor, dove facciamo provviste in vista dell’ascesa:  giustamente, i pellegrini non possono girarci attorno, ma devono scavalcarlo nel punto più alto. La prendiamo con filosofia pensando almeno di guadagnarci una fetta di Paradiso e con lo zaino in spalla iniziamo la lunga marcia verso Puente la Reina, che dista ancora più di 18 chilometri.



Ammetto che l’idea di dover fare ancora tutta quella strada con l’Alto del Perdòn di mezzo non sia proprio incoraggiante, e ce ne rendiamo conto quando la strada da “in salita” diventa “porca miseria” e poi “qualcuno chiami un taxi”. Caldo, polvere, sudore e il sole che ci picchia sulla testa. Sono le 9 del mattino, ma sembra di essere finiti nel Deserto del Sahara. Incrociamo per la prima volta dei pellegrini che fanno il Cammino a cavallo.


Un’ascesa infinita, tanti viaggiatori distrutti ma alla fine, dopo quasi 2 ore di scalata, siamo in cima. Si vede perfettamente che stiamo entrando nella parte più calda e arida della Navarra, perché i verdi prati e i boschi hanno lasciato spazio a sterminati campi gialli e secchi. Lassù tira un forte vento, allora  decidiamo di riposarci solo qualche minuto e di iniziare a scendere dall’altro lato. Alle nostre spalle, qualche chilometro più indietro, Pamplona riceve il nostro ultimo saluto.



Pare lontana la rigogliosità della Navarra pirenaica, qui ci sono solo sassi, cespugli, polvere e un caldo insopportabile già dalle prime ore del mattino.

Puente la Reina, il luogo mitico in cui il Cammino Francese e il Cammino Aragonese si incontrano, dista ancora quasi 2 ore e mezza di marcia. Ma non vogliamo né  possiamo tardare, perché il sole inizia già ad alzarsi parecchio; spossati, stanchi e accaldati continuiamo a scendere sul versante ovest dell’Alto del Perdòn, chiedendoci tra noi come diavolo faranno le nostre gambe a reggerci lungo i 750 chilometri che ancora ci separano da Santiago de Compostela.


Continua…

domenica 9 marzo 2014

Il filmone della domenica pomeriggio

Le Iene - Reservoir Dogs
diretto da Quentin Tarantino




> Ah vi divertite a raccontare barzellette, a ridere e scherzare, eh? A stronzeggiare come un branco di scolarette alla ricreazione. Vi dico io una barzelletta: ci sono sei ragazzi chiusi al fresco, a San Quintino, che si chiedono come cazzo ci sono finiti. "Dove abbiamo sbagliato?","Cosa avremmo dovuto fare?", "Cosa non abbiamo fatto?", "Colpa tua!", "Colpa sua!"... stronzate del genere. Finché a qualcuno viene un sospetto: "Ehi, un momento! Mentre si preparava il colpo non facevamo altro che ridere e stronzeggiare".
È arrivato il messaggio? Non mi va di rimproverarvi. Quando il colpo sarà stato fato, e sono sicuro che sarà un successo, ce ne andremo alle Hawaii e là me la spasserò insieme a voi. Mi scoprirete diverso quando saremo là, ma per ora qui si parla di affari.
Con l'eccezione di Eddie e del sottoscritto, che voi già conoscete, useremo nomi fittizi per questo lavoro. In nessuna circostanza ammetterò che chiunque di voi si rivolga ad un altro chiamandolo per nome e non voglio nemmeno che parliate di questioni personali, compreso: da dove venite, come si chiama vostra moglie, dove siete stati dentro, o anche, per esempio, quale banca avete rapinato chissà dove. Voglio che parliate solo, se è proprio necessario, di quello che dovrete fare e basta.
Ecco i vostri nomi: Mr. Brown, Mr. White, Mr. Blonde, Mr. Blue, Mr. Orange e Mr. Pink.

> Perché io sarei Mr. Pink?

> Perché tu sei un frocio, va bene?

> Perché non ci scegliamo noi il colore?

> Non se ne parla neanche! Ci ho provato una volta, non funziona. Quattro ragazzi, tutti a litigare per chi si doveva chiamare Mr. Black. Tutti volevano averla vinta e nessuno che si tirava indietro. Niente, io decido! Tu sei Mr. Pink! E non se ne parli più.

> Già, ma anche Mr. Brown ricorda un po' il colore della merda.

> E Mr. Pink sembra un nome da fighetta. Che ne diresti di Mr. Purple? Mi sembra che va bene, sì, sarò Mr. Purple.

> Tu non sei Mr. Purple. Qualcun altro su un altro lavoro è Mr. Purple. Tu sei Mr. Pink!

> Che ce ne frega del nome?

> Già, per te è facile, tu sei Mr. White, hai un nome da tipo forte. Se per te è uguale chiamarsi Mr. Pink, facciamo cambio.

> Ehi, qui nessuno cambia niente con nessun altro. Questo non è un qualsiasi consiglio comunale del cazzo! Sta a sentire, Mr. Pink; tu puoi scegliere, hai due possibilità: o fai quello che dico io, o alzi i tacchi. Allora, cosa scegli, Mr. Pink?

> Joe, Cristo di un Dio, lasciamo perdere, cazzo. Va benissimo, sarò Mr. Pink, andiamo avanti.

> "Andiamo avanti" lo dico io. Allora, avete capito tutti quello che vi ho detto? Mi fate così incazzare che non riesco più a parlare... Mettiamoci a lavoro.



BUONA VISIONE!

streaming ITA videopremium

streaming ITA firedrive

streaming ENG



Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana

giovedì 6 marzo 2014

Cammino di Santiago - Sui Pirenei

Da Saint Jean Pied de Port a Roncisvalle

Il treno parte da Bayonne, cittadina sulla costa francese, e si insinua nei nuvolosi Pirenei giungendo a Saint Jean Pied-de-Port dopo 2 ore e mezza circa di viaggio. Scendiamo dal treno con altri viaggiatori e iniziamo a dirigerci verso il centro del paese. Credenciàl in tasca, scambiamo i primi, spaesati sguardi con quelli che saranno i nostri compagni di Cammino. Questa è Saint Jean, un pomeriggio di una giornata di fine luglio 2011…


A Saint Jean si respira un’aria diversa. Questo piccolo paesino è l’inizio simbolico del Cammino Francese, la valle attraverso cui i pellegrini di tutta Europa passano (e passavano) per dirigersi verso Santiago de Compostela. Altri preferiscono passare dalla costa, in quello che viene chiamato Cammino del Nord.
Prendiamo posto nell’Albergue di Saint Jean insieme ad altri pellegrini e lì riposiamo in attesa della mattina successiva. È una situazione che se non si vive difficilmente si può descrivere: il fatto di trovarsi lì con altre persone da tutto il mondo, in attesa di iniziare un’ignota avventura, ti fa sentire più vivo che mai.

 I gestori dell’Albergue offrono la colazione dalle 5 del mattino: questo vuol dire una tavolata di pellegrini che si chiedono pane, burro e marmellata in tutte le lingue del mondo (con risultati alquanto buffi). Quando ci svegliamo, alle 5.30, alcuni sono già partiti, altri si preparano bisbigliando nel buio, molti stanno già facendo colazione.
Zaino in spalla, mappa in mano, occhi assonnati, alle 6.15 inizia la scalata ai Pirenei. E il nostro lungo  Cammino che ci porterà a Santiago.



I Pirenei, e chi li ha oltrepassati a piedi lo sa bene, sono un susseguirsi di colline e saliscendi più o meno ripidi, sempre battuti da venti gelidi. Sì, anche il 30 luglio quando noi siamo partiti. Alle altitudini più basse si trovano boschi umidi e, man mano che si sale, il paesaggio è sempre più spoglio e brullo, nel senso che c’è solo erba, sole, nuvole, vento e un incredibile senso di essersi staccati dal mondo. Ma la fortuna ci ha assistito e non abbiamo preso pioggia, le nuvole andavano e venivano portate dal vento.
 Nonostante lo scarso allenamento e lo zaino pesantissimo, ci siamo fatti forza e non abbiamo mollato, rincuorati anche dagli indimenticabili paesaggi che ci si spalancavano davanti.


Ma l’atmosfera ripaga lo sforzo del primo giorno di Cammino e l’apparente solitudine è alleviata dalla compagnia di pecore al pascolo e cavalli allo stato brado. La strada prosegue costeggiando i picchi più alti dei Pirenei. Non mancano ovviamente tentativi di parlare con gli altri pellegrini, nonostante la nostra conoscenza di una lingua diversa dal dialetto bresciano sia più che altro un’illusione.



La strada prosegue fino a diventare una piccola striscia d’asfalto in mezzo alle montagne.




 A volte la strada sparisce del tutto e lascia i pellegrini da soli ad orientarsi grazie a paletti di legno piantati nell’erba, e tutti noi siamo presi dagli stessi pensieri: quanto è lontana casa? Quanto siamo fortunati a vivere questa esperienza e a poter ammirare tanta bellezza?

 
Oltrepassiamo il confine tra Francia e Spagna per entrare quindi in Navarra. Ci sentiamo già un po’ più immersi nell’ atmosfera sangria-e-paella, e il pensiero ci da la forza di proseguire sulla strada per Roncisvalle: inizia poco dopo infatti la discesa verso il luogo mitico in cui trovarono vita le imprese di Carlo Magno e del Paladino Orlando, cantati dai trovatori medievali nelle loro Chanson de Geste.

Giunti a Roncisvalle, ceniamo con una famiglia americana e una coppia di tedeschi. Tralasciando la qualità della cucina, dopo cena, alle ore 8.45 in punto, siamo già tutti quanti stesi nel letto. I Pirenei ci hanno massacrato. Dopo aver puntato la sveglia alle 5.30, non senza qualche “ma chi me l’ha fatto fare”, cadiamo tutti quanti in un sonno profondo.

Ma il giorno dopo siamo ancora più carichi.

Continua…

domenica 2 marzo 2014

Il filmone della domenica pomeriggio - omaggio a Sorrentino #Oscars2014

Il Divo
diretto da Paolo Sorrentino




Andreotti: Io non ci credo al caso; io credo alla volontà di Dio.

Scalfari: Dovrebbe invece. Dovrebbe crederci al caso.
Dunque, presidente, è un caso che i familiari di alcune persone assassinate la odino? La odia il figlio del generale Dalla Chiesa: dice che c'è la sua mano nell'omicidio del padre. La odia la moglie di Aldo Moro che la ritiene uno dei responsabili della morte del marito.
È un caso che la odi la moglie del banchiere Roberto Calvi? Dice che lei minacciò prima e ordino poi l'omicidio di Calvi. Dice che non l'uccise lo Ior, ma due persone: Andreotti e Cosentino, che adesso è morto.
E poi mi domando: è un caso che lei fosse ministro dell'Interno quando Pisciotta è stato assassinato con un caffè avvelenato? Si disse che Pisciotta avrebbe potuto rivelare i mandanti dell'omicidio del bandito Giuliano.
È un caso che il banchiere Michele Sindona sia stato assassinato allo stesso modo? Anche lui, costretto in carcere, avrebbe potuto fare rivelazioni fastidiose.
È un caso che tutti dicano che lei abbia ripetutamente protetto Sindona?
È un caso che il suo luogotenente Evangelisti abbia incontrato Sindona da latitante, a New York, in un negozio di soldatini?
È un caso quello che dice il magistrato Viola, che se lei non avesse protetto Sindona non sarebbe mai maturato il delitto Ambrosoli?
E ancora, è un caso che lei annota tutto scrupolosamente nei suoi diari e dimentica di annotare del delitto Ambrosoli?
Ed è un caso che nel triennio '76-'79, quando lei era Presidente del Consiglio, tutti i vertici dei servizi segreti erano nelle mani della P2?
È un caso che nei suoi ripetuti incontri con Licio Gelli, capo della P2, parlavate – solo ed esclusivamente – dei desaparecidos sudamericani? Così ha detto lei: "solo chiacchiere amichevoli".
Infine, è un caso che lei sia stato tirato in ballo in quasi tutti gli scandali di questo paese? E tralascio tutti i sospetti che aleggiano sui suoi rapporti con la Mafia. Insomma – come ha detto Montanelli – delle due, l'una: o lei è il più grande, scaltro criminale di questo paese, perché l'ha sempre fatta franca; oppure è il più grande perseguitato della storia d'Italia.

Allora le chiedo: tutte queste coincidenze sono frutto del caso o della volontà di Dio?


Andreotti: È un caso che l'autorevole quotidiano, da lei fondato e diretto, sia stato salvato a suo tempo dal Presidente del Consiglio? Quel Presidente del Consiglio ero io. Il suo giornale stava per finire nelle mani di Silvio Berlusconi, un datore di lavoro a lei poco gradito. Io l'ho impedito, anche grazie alla mediazione del tanto vituperato Ciarrapico, consentendole così di riacquistare la sua autonomia e la sua libertà. Autonomia e libertà che le consentono di venire oggi qui a pormi domande sfrontate e capziose. È grazie a me se lei oggi può permettersi di essere così arrogante e presuntuoso e sospettoso nei miei confronti.


Scalfari: Guardi che le cose non stanno esattamente così, la situazione era un po' più complessa.


Andreotti: Ecco. Lei è abbastanza perspicace e l'ha capito da solo; la situazione era un po' più complessa. Ma questo non vale solo per la sua storia: vale anche per la mia.



BUONA VISIONE!


Streaming ITA


Per i "ma no l'ho già visto" guarda il filmone della scorsa settimana