Venne infine una mattina che i russi, prima dell'alba, incominciarono a sparare con i mortai e l'artiglieria sul caposaldo di Sarpi, poi spararono a Cenci, allungarono il tiro verso le cucine e poi su al comando di compagnia dietro il nostro caposaldo. Pensavo che addosso a noi non potevano sparare sparare perché eravamo troppo vicini a loro.
Gli alpini, nella tana, si guardavano muti, seduti attorno alle stufe, l'elmetto calcato sulle orecchie, il fucile tra le ginocchia, le tasche e la cacciatora piene di bombe a mano sotto il camice bianco.
Tentavo di scherzare ma il sorriso si spegneva presto tra le barbe lunghe e sporche. Nessuno pensava: "Se muoio"; ma tutti sentivano un'angoscia che opprimeva e tutti pensavamo: "quanti chilometri ci saranno per arrivare a casa?".
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